E’ una vecchina parecchio arzilla, quella che mi entra in sala ecografica. Anzi, troppo. Veleggia oltre gli ottantacinque con un’allegria apparentemente inattaccabile: il rossetto molto rosso che porta sulle labbra, e il profumo francese che le aleggia intorno, lo dimostrano in modo inoppugnabile. Senza contare che la signora, quando si sdraia sul lettino, scopre oltre alla pancia anche una lingerie di pizzo da far gola a Tinto Brass.
Da quando è entrata non ha ancora smesso di parlare: quando comincio l’esame siamo arrivati appena ai primi quaranta anni di vita e tutti noi ormai sappiamo che dopo ce ne sono stati altrettanti e oltre. Esaurita la fase di remember (che, ve lo giuro, in altre circostanze mi sarei goduto al punto da chiederle anche i particolari più sconcertanti), la nonnina passa al sottoscritto e dopo avermi ricoperto di lodi comincia a innalzare peana all’indirizzo dei miei genitori, per come devono essere fieri di avere un figlio così bello e dolce e educato eccetera.
Alla fine, quando con una certa fatica riesco a portare a casa l’intero esame e sto per scrivere il referto, proprio non ce la fa a resistere e mi dice: Dottore, devo essere proprio sincera, se avessi vent’anni in meno le insegnerei io due o tre cose divertenti sulla vita!
Io, che in genere ho la faccia non dico come il culo ma quasi, finisco addirittura per arrossire e penso quanto segue:
a) la prima cosa che mi viene in mente è una risposta fulminante: Se anche io avessi vent’anni in meno, signora! Ma il pudore mi trattiene, ho una nonnina di oltre novanta anni che magari da bambina giocava con lei;
b) se la signora avesse vent’anni in meno sarebbe alle soglie dei settanta: o lei è molto ottimista o io devo dimostrare parecchi anni in più di quelli che ho;
c) lo so, lo so bene che sono sempre piaciuto più alle mamme che alle figlie, ma speravo che superati i quaranta le figlie avrebbero finalmente raggiunto l’età delle madri e tutto si sarebbe sistemato per il meglio. E invece guardate qua cosa mi deve capitare.