Un amico mi ha inviato il seguente link, il quale fa riferimento a questa inchiesta regalataci da repubblica.it.
In soldoni, accade che cinque presidenti provinciali dell’Ordine dei Medici abbiano presentato un esposto alla procura di Roma. Motivo? Pare che l’Ordine, gestito negli ultimi 18 anni da un simpatico vecchietto di 85 anni che tesse le lodi del suo operato a ogni numero della rivista ufficiale che ci arriva a casa ogni trimestre, abbia gettato alle ortiche circa 1 miliardo di euro grazie a disinvolti investimenti in titoli cosiddetti strutturati: io non ne capisco nulla di queste diavolerie, e Dio me ne scampi e liberi, ma mi sembra che i titoli in questione siano roba rischiosa da cui, recita l’articolo, si tengono lontani anche i professionisti del settore più spregiudicati.
La replica, debole, è affidata al vicepresidente dell’Enpam: il quale annaspa, ammette gli errori strategici con qualche magone in gola ma poi sostiene, diamine, che sono errori compiuti anche dai professionisti del settore; e quindi, alla fine, dice a chiare lettere che la colpa è del governo. Il quale, nel remoto 2007, ha cambiato le regole del gioco in piena partita. Come a dire: piove, governo ladro.
Io, come è chiaro, non ho le competenze necessarie per affermare che i cinque presidenti anarchici hanno torto o ragione, e viceversa: e confesso che quel genere di competenze mi fa venire il voltastomaco. Sarò rimasto all’età della pietra, ma piuttosto che investire in titoli strutturati, che solo il nome mi mette i brividi, preferisco infilare le banconote nel materasso del letto matrimoniale.
Ma la questione è un’altra. Da medico, coattivamente iscritto a un Ordine di cui non ho mai avuto bisogno in 17 anni di vita professionale se non per certificati di iscrizione all’Ordine medesimo, e di cui avverto la presenza solo quando mi arrivano in rapida successione 1) il bollettino di iscrizione annuale obbligatoria all’albo (e sarebbe ancora poco), 2) i bollettini di pagamento obbligatorio della mia cassa previdenziale (e lì mi girano con una certa veemenza gli zebedei ) e 3) i bollettini di pagamento obbligatorio della quota sulla mia attività libero-professionale (che per me è del 2%, con la possibilità un domani di passare volontariamente al 12%; ma per altri è al 12%, e senza alcuna possibilità di tornare al 2% nemmeno tra fiumi di lacrime o crack finanziari di famiglia), cosa devo pensare di un gruppo di pellegrini che investe alla selvaggia e rischia di dissipare un patrimonio intero dopo che dalle pagine della rivista ufficiale risultano conti virtuosi e al di sopra di ogni sospetto?
Ma la questione va ben oltre. Io posso capire, sebbene con qualche difficoltà legata al mio brutto carattere, che debba esistere un albo professionale atto a certificare la professionalità dei medici che operano sul territorio nazionale: sebbene mi sfuggano i metodi di controllo e nel 1994 il mio esame di stato sia risultato, specialmente al confronto con quello di altri ordini professionali, una autentica buffonata (anche perché sembra davvero assurdo che dopo sei anni di corso di laurea, se va bene, e una proclamazione coram populo con annessa corona di alloro, un altro esame dopo tre o quattro mesi debba poter mettere in discussione gli altri sei appena trascorsi. Se vengo bocciato cosa vuol dire, che trenta docenti universitari sono delle teste di minchia?).
Quello che non riesco a capire sta in quella magica parolina, obbligatorio, che ho ripetuto in corsivo così tante volte in precedenza. Perché ritengo che, in un paese libero, un professionista libero dovrebbe poter scegliere da solo se vuole versare o no i contributi per una pensione integrativa, e non esserci obbligato a norma di legge: che altrimenti non sembra un contributo pensionistico, ma una tangente (un pizzo) da pagare per poter esercitare il proprio lavoro.
Ecco perché leggere queste notiziuole mi da’ così sui nervi. Io devolvo all’Ordine, contro ogni mia legittima volontà, tot euro all’anno e l’Ordine che fa? Azzarda, come i dilettanti allo sbaraglio, e fa il buco di bilancio. Qualcuno di voi le conosce mica, le procedure per proporre un nuovo referendum abrogativo degli ordini professionali?