Domande, risposte, onestà intellettuale e tanta tristezza (parte 2)

di | 2 Dicembre 2011

Questo post vale anche come risposta a giudicato e Borius.

Ragazzi, la situazione è quella che è, la conoscono i più grandicelli come me ma vedo che anche voi avete le idee ben chiare. E purtroppo, per rispondere a Borius, non posso smentire ma solo confermare le sue fosche previsioni sul futuro. Ma qui stiamo parlando anche di ben altro. Stiamo parlando di dignità personale, di onestà intellettuale e di Qualità: quella Qualità che dovrebbe guidare ogni nostra scelta e ogni nostro comportamento, personale e lavorativo.

Bene, noi abbiamo due possibili scelte, anzi tre. Possiamo mollare ogni speranza e attendere galleggiando nell’acqua bassa una pensione che forse non arriverà mai. Oppure possiamo adeguarci al sistema, fare le conoscenze giuste, entrare nei giri giusti: sapendo che se impieghiamo il tempo a intrattenere pubbliche relazioni non ne avremo altro a disposizione per diventare bravi professionisti nel nostro campo (motivo per il quale, spesso e volentieri, nei posti chiave del potere ci si trova la massima incompetenza). Oppure, ancora, possiamo fare una scelta di Qualità: crescere professionalmente, per esempio; o lavorare per migliorare il nostro piccolo o grande reparto di radiologia, e indirettamente l’ospedale in cui operiamo; o facilitare la vita a migliaia di pazienti a cui non salveremo nè allungheremo la vita, forse, ma che di certo ci ringrazieranno per ciò che faremo per loro. Insomma, quando parlo di inclinazioni personale e di scelte non parlo solo di che specialità abbiamo scelto e se crediamo o meno che possa soddisfarci professionalmente: sto parlando anche di altro, di amore per il luogo in cui lavori, di volontà costruttiva anche contro le difficoltà contingenti e contro le frustrazioni quotidiane. Io non lo so se con i miei post riesco a far giungere a chi legge il messaggio che la Qualità è percepibile, perseguibile e raggiungibile anche non lavorando in un ambiente universitario (anzi, mi viene da dire): le pseudolezioni che ogni tanto vi propino hanno proprio quello scopo lì, ossia dimostrare che dietro un buon lavoro deve esserci per forza cultura personale e metodo; e che le due cose nessuno ce le cala dall’alto, bisogna sudarsele, e se qualcuno ce le cala è comunque nostro compito metterle in discussione: altrimenti c’è solo osmosi e non crescita.

Tutto questo per dire, ragazzi, che guai a voi se vi sento parlare di resa incondizionata e disillusione. La disillusione è comprensibile, ma va combattuta ogni giorno in nome della Qualità. E sulla lunga distanza la vita potrebbe pure riservarvi qualche buona sorpresa: un primario combattivo e preparato, un amministratore illuminato, un mostro sacro della radiologia che si accorge di voi e vi apprezza anche se non siete figli di nessuno. E quando le buone sorprese arriveranno (e arriveranno, se ve lo sarete meritati) nessuno starà li a dirvi: Guarda quei figli di papà, con il piatto già servito in tavola. Potrete diventare esempio per qualcun altro e portare avanti l’idea per cui avete combattuto: prima di tutto insegnando agli altri quel poco che avete imparato, e continuando a imparare da loro quello che non sapete.

Questa è la mia idea del futuro. Forse diventeremo tutti poveri, forse non faremo mai la carriera che sogniamo. Ma avremo perseguito l’idea di Qualità, e non saremo vissuti invano.

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