El gringo

di | 23 Maggio 2010

Questo è un diario. On line, ma un diario. E nei diari, scusatemi, ogni tanto ci si sfoga (o no?).

Venerdì sera sono stato a una cena con il mio vecchio reparto di radiologia, quello in cui ho cominciato la mia strada di radiologo. Una cena molto bella, perchè a quelle persone sono ancora molto legato, e molto toccante perchè si commemorava una cara persona che ora non c’è più. E la cena mi ha dimostrato, una volta di più, che il mondo è piccolo; e si incontrano persone che, come diceva il cattivo dei vecchi film western, in questo saloon non c’è posto per tutti e due.

Ogni tanto capitano passaggi di vita un pò speciali, congiunture astrali insolite, coincidenti casualità, incontri che all’inizio ti sembrano insignificanti eppure sulla lunga distanza segnano in profondità. E quello che sembra lavoro si intreccia in malo modo con quello che doveva essere solo un bel fatto personale.

Devo dire che, in media, nella vita sono sempre stato molto fortunato. Ho conosciuto persone che mi hanno lasciato una traccia, gettato un seme che poi a distanza di anni è germogliato e ha dato frutti. Ne parlavo pochi giorni fa con una vecchia compagna di scuola delle medie: e dicevo che spesso non puoi nemmeno testimoniare la tua gratitudine perchè quelle persone o sono venute a mancare o si sono trasferite in luoghi d’Italia in cui non sai rintracciarle.

Però, come tutti, ogni tanto ricevo la mia lezione magistrale. E la ricevo perchè, nonostante i miei quattro decenni più che compiuti sulla groppa, ancora mi ostino a scorgere il meglio nelle persone che incontro; e mai mi verrebbe in mente che dietro uno sguardo liquido o una mimica corporea difensiva si nascondano strategie volte a fottermi, invece che ad aiutarmi o quantomeno a mantenere un atteggiamento neutrale nel momento del bisogno.

Ma tutto serve, dicono. Per esempio a  scoprire che qualcuno non riesce a distinguere tra persona e personale; o a dimenticare che aver subito un presunto torto non vuol dire farne una questione di principio che implica, tra le altre cose, passare sui cadaveri degli amici. A capire che non basta aver fatto i capelli bianchi per imparare a vivere: perchè se nella vita ti fai una fama di un certo tipo, in fondo, un motivo deve pur esserci. A porsi il dubbio che a volte, se tutti dicono che una persona ha i capelli scuri, è inutile intestardirsi a sostenere che invece ce li ha biondi.

Il nostro lavoro di medici, e qui vengo al tema del blog, crea a volte rapporti umani molto profondi: si passa così tanto tempo insieme che a volte è quasi inevitabile avvicinarsi. Ed è il bello del nostro mestiere: perchè si combatte per un fine comune e si hanno passioni e obiettivi condivisi. Quello che però non bisogna ai dimenticare, e che raccomando sempre di tenere a mente agli studenti che mi scrivono, è che alla fin fine siamo tutti uomini: e che qualcuno ha così tanto pelo sullo stomaco che gli ci vorrebbe un barbiere, invece del gastroenterologo. Anche quando da fuori sembra ben rasato, rispettabile, animato da buoni sentimenti; e nemmeno si rende conto di che danni produce muovendosi per il mondo con quella specie di finta grazia che una volta tanto ti affascinava.

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