Fatti, non pugnette!

di | 11 Giugno 2014

Fonte: quotidianosanita.it dell’11/06/2014.

La nostra Beatrice sugli scudi. Sentite cosa dice al workshop nazionale sulla formazione universitaria di medicina ospitato presso il Policlinico Gemelli di Roma e promosso dall’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) nell’ ambito della Campagna #svoltiAMOlaSanità (premetto che certi hastag mi fanno venire il vomito, oltre che ricordarmi il tormentone del comico finto assessore romagnolo di Zelig: fatti, non pugnette!).

Affermazione n.1: (…) Io sono favorevole al numero chiuso al corso di laurea di Medicina, ne ho già parlato con i Giovani Medici del Sigm e lo ribadisco anche oggi. Ma il percorso di formazione di dieci anni è troppo lungo (…)

Che vuol dire? Che bisogna ridurre il numero di anni di laurea in medicina? Che saranno sufficienti lauree triennali per qualunque operatore sanitario? Che affiggeremo cartelloni pubblicitari con la scritta Più-lauree-per-tutti? Mi spiego: l’eccellenza della nostra sanità, riconosciuta nel mondo secondo misuratori oggettivi, dipende essenzialmente dalla formazione del personale medico. Forse noi usciamo dal corso di laurea senza aver mai preso una vena ma, perdio, sappiamo tutto della medicina (il che è un altro elemento a sfavore della tesi che basta un po’ di addestramento per fare di un infermiere il perfetto endoscopista o di un tecnico il perfetto ecografista, ma ne riparleremo). Toglieteci questo background e la nostra sanità comincerà a camminare all’indietro, come i gamberi.

Affermazione n.2: (…) “Ci troviamo davanti a situazioni paradossali, abbiamo necessità di medici e operatori, abbiamo il blocco del turnover e della stabilizzazione degli attuali operatori precari e nei prossimi anni ci troveremo davanti al pensionamento di molti operatori (…)

Tutto e il contrario di tutto. Abbiamo medici precari che annaspano da anni in condizioni economiche e lavorative vergognose e qualcuno, anche al nazionale SIRM, viene a dirci della preoccupazione di avere tra qualche anni carenza di medici (che peraltro, opinione personale, è tutta da dimostrare – i fatti dicono appunto che abbiamo necessità di medici ma c’è il blocco coatto dei turnover e migliaia di precari da sistemare). Peraltro, anche qualora lo scenario da fine del mondo si dimostrasse evenienza reale avremmo tutto il tempo di predisporre un progetto sulla media e lunga distanza per limitarne i danni, senza che personale non medico venga chiamato a svolgere funzioni mediche sulla sola base teorica, diciamocelo chiaramente, del risparmio economico.

Affermazione n.3: (…) Bisogna riprogrammare la formazione, considerarla permanente e non concentrata solo negli anni della specializzazione (…)

Ma perché, adesso come cavolo avviene la nostra formazione? Ci si laurea e poi si molla lì qualunque lettura scientifica edificante o si smette di andare per congressi? Certo, lo so che molti di voi ricordano la sterile polemica consumatasi sul blog, datata qualche anno fa, con un tale che parlava di medicina senza citare una sola fonte e partendo da premesse così assurde che mai avrei dovuto fare la cazzata di replicare: il quale sosteneva arditamente che i medici, tra le altre nefandezze, non si aggiornano nemmeno se presi a cannonate perché, oltre a essere irresponsabili, non conoscono l’inglese. A volte, vi giuro, non so di cosa stiamo parlando e spero che il valente giornalista abbia soltanto peccato per difetto di semplificazione e in realtà le argomentazioni di Beatrice fossero molto più complesse di come lui le ha rese.

Infine, la perla. Affermazione n. 4: (…) Dobbiamo immaginare un sistema più produttivo, più performante e rivolto a soddisfare le esigenze del Paese. Dobbiamo affrontare una rivoluzione che deve avvenire nell’ Università e nelle corsie ospedaliere” (…)

Non siamo più in campagna elettorale (lo so che in questo paese è quasi trent’anni che siamo in campagna elettorale, ma lasciatemelo dire): dunque perché non riusciamo a svincolarci dalla triste litania delle risposte standard a domande tecniche imparate sul bignamino di partito, la sera prima, e non ci sediamo intorno a un tavolo, tra persone competenti, a parlare dei problemi e delle loro possibili soluzioni? Altrimenti finirà per avere sempre ragione Palmiro Cangini, quando con voce stridula urlerà al mondo: Fatti, non pugnette!

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