Il 40% degli esami radiologici sono inutili?

di | 15 Febbraio 2011

Il mio amico Matteo mi invia due spunti di riflessione. Ce lo chiosiamo insieme, che dite? Cominciando dal primo, che nasce da un’esternazione del vicesegretario del sindacato radiologi. La seconda, quella del presidente SIRM, la rimandiamo al prossimo post.

RADIOLOGIA, INUTILE IL 40% DEGLI ESAMI (Fonte: DoctorNews 11/02/2011)

“Circa il 40% degli esami radiologici che si effettuano in Italia è inutile. Ad affermarlo è Corrado Bibbolino, vice segretario del sindacato radiologi, a margine della prima Giornata europea di radiologia, celebrata ieri in varie città europee. «Alcuni studi, l’ultimo dei quali in corso di pubblicazione, ci dicono che il 40% delle prestazioni sono inutili e spesso anche dannose» aggiunge Bibbolino «non tanto per il problema delle radiazioni ma per la scoperta di non patologie, penso ai fenomeni degenerativi tipici dell’invecchiamento, che destano preoccupazione e richiesta di ulteriori indagini senza che minimamente abbiano a che vedere con lo stato di salute”.

Bene, due ghiotte affermazioni.

La prima: Bibbolino è ufficialmente un ottimista. Chiunque fa questo mestiere sa che ben oltre il 40% delle prestazioni radiologiche richieste sono inutili. Faccio un esempio pratico: nel mio ultimo turno di pronto soccorso, l’altro ieri, ho refertato gli esami di 74 pazienti in sei ore, il che vuol dire che il numero di esami radiografici realmente refertati è stato quasi il doppio. Ma parliamo solo dei pazienti: su 74, solo 21 avevano una positività radiologica di qualche tipo. Li ho controllati uno per uno.

Poi: il problema dell’irradiazione radiologica inutile non è il meno importante. Quando mi trovo refertare, della stessa persona, rachide cervicale, dorsale, lombo-sacrale, bacino e ginocchia, e la paziente di 19 anni nel mentre sta scherzando allegramente con le amiche in sala di attesa saltellando come se fosse in discoteca, beh, io una domanda me la pongo. Ma se fosse mia figlia? E uno sconsiderato magari senza neanche visitarla, ma solo perché lei dice di aver male qui, qui e lì, le facesse fare tutte queste radiografie, io cosa direi? Gli metterei o no le mani al collo?

E quindi: il problema delle non-patologie studiate in radiologia è sempre più un problema che pesa sui nostri bilanci. Ma la colpa anche qui è dei medici, perché la nonnina ottantacinquenne con il mal di schiena cosa volete che abbia? C’è bisogno davvero di una radiografia, o di una risonanza magnetica, per immaginare in che stato devono essere quelle vertebre lombari lì? O per cambiare il proprio atteggiamento terapeutico?

Ma oggi voglio proprio essere cattivo. Questo è un po’ il meccanismo grazie al quale le multinazionali vendono i farmaci: se dieci anni fa la soglia patologica per il colesterolo era 250, e poi la porti a 180, è chiaro che hai creato un numero di pazienti che poco prima non sapevano neanche di essere malati; persone che domani si precipiteranno in farmacia a comprare le statine. Allo stesso modo, quando il luminare di turno afferma in televisione che grazie alla TC è possibile sconfiggere il tumore al polmone, si genera una marea montante di richieste che rischia di sommergere tutto il sistema sanitario. Il quale, come sapete, è alla frutta: in tutte le regioni, anche quelle che fino a ieri erano ritenute virtuose. Morale: chi se ne avvantaggia? Forse i privati, che ormai sono il futuro ufficioso della sanità?

Infine, ma molto più terra terra, vi dirò che personalmente sono stufo. Sono stufo dei colleghi che mi richiedono esami inutili  perché non hanno il coraggio di risolvere i problemi come i medici di trenta o quaranta anni fa, quando per esempio la diagnosi di appendicite acuta era clinica e non radiologica. Sono stufo dei medici di famiglia che, quando li chiamo per chiedere il perché di richieste folli o follemente urgenti, mi rispondono che se un paziente patofobico insiste e insiste, alla fine cosa puoi fare se non prescrivere il cavolo di esame che pretendono? E io, implacabilmente: il tuo lavoro, mandarli a casa. Anche perché, ed è poi il nodo critico del nostro mestiere in questo scorcio di secolo, il nodo che ci condurrà sempre più spesso davanti ai giudici: ogni esame inutile è un esame in più che il radiologo deve refertare, rischiando di sbagliare o di perdere una patologia che non c’entra nulla con il motivo per cui il paziente è venuto in radiologia. Ossia, come dico spesso: la medicina difensiva dei nostri colleghi diventa offensiva.

Per noi radiologi.

Lascia un commento