La grande bellezza

di | 11 Marzo 2014

Che poi, lo dico subito, il film non c’entra nulla. Quello di Sorrentino è un film sull’assenza (della grande bellezza ma anche di altro, di tutto quello che di buono e sano in questi anni è mancato non solo a Roma ma alla nazione intera); io invece voglio parlare di presenza, di cose che ci sono, che si toccano con le mani.

In questo preciso momento, proprio mentre vi scrivo, due operai di un vivaio trevigiano stanno sistemando il mio terrazzo: che ormai aveva l’aria di una giungla amazzonica, con le fotinie (piante educate, gentili, quasi ordinarie) che avevano invaso luoghi a loro tradizionalmente preclusi. Da almeno due ore stanno facendo il loro lavoro con serena tranquillità, con la calma che discende dalla familiarità dei gesti e che a sua volta è figlia dell’esperienza del saper fare. Nessuno dei due ha mai alzato la voce o, chi abita da queste parti sa quello che dico, tirato un porco. Parlano poco anche tra loro e solo per accordarsi su questioni fondamentali: quale pianta va dove, chi deve aiutare l’altro in un mestiere più delicato. Ho parlato con loro due minuti all’inizio: hanno accettato il caffè quasi imbarazzati, come se non fossero abituati a piccoli gesti di ovvia cortesia, poi si sono messi a lavorare. E’ il bello dei veneti, questo loro attaccamento al lavoro in quanto tale. La virtù che in passato li ha fatti decollare e che adesso, in questi tempi cupi, li sta mettendo a dura prova.

Ma non è di questo che voglio parlare, oggi. Volevo invece dirvi che la grande bellezza si nasconde soprattutto in queste scene apparentemente ordinarie di gente che lavora, e che lavora con cura e attenzione. Gente che il pane se lo fatica facendo cose che servono a qualcun altro: un milione di anni luce lontana da chi specula sul sangue delle persone senza fabbricare nulla di utile, solo debito e sofferenza, e poi magari vive vite di enorme infelicità. Insomma, quando di capita di scorgere quel tipo di bellezza fermatevi a osservarla; e magari rubatene un seme, per poi provare a piantarlo nelle vostre vite.

Ieri pomeriggio, per esempio, la grande bellezza l’ho sentita anche io. Ero in Pronto Soccorso, di pomeriggio. Fuori il sole e una inedita brezza fresca, gli uccellini che cinguettavano, la primavera che ritorna a dirci che, per la miseria, non tutto è perduto. C’era tanta gente in sala d’attesa ma io ero lì, tranquillo, con accanto il mio specializzando, a parlare di Radiologia cercando di usare il cervello e non il pilota automatico. Ci sono momenti magici in cui ci è dato il privilegio di intuire la potenza delle nostre azioni e le conseguenze che avranno sul futuro di molti, e di poterne gioire: questi momenti bisogna saperli accettare, e saper esserne grati.

La grande bellezza è ovunque, però bisogna cercarla con fede. E poi, quando la si è trovata, imparare a ringraziare per aver avuto il privilegio di contemplarla.

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