Ma perché non vinciamo anche il primo premio delle TC?

di | 15 Giugno 2014

Finalmente ho il tempo di scartabellare tra gli appunti del congresso SIRM che avevo tenuto da parte in attesa di momenti migliori, e ve ne metto a parte.

Tutto nasce da una sessione di Radiologia Gestionale (ebbene si, confesso che non me ne sono persa una perché a me non importa il presente ma il futuro, ossia dove stiamo andando) e in particolare dall’intervento di Corrado Bibbolino, attuale premier del Sindacato Nazionale Radiologi (SNR). Il quale esordisce con alcuni dati interessanti: complessivamente abbiamo aumentato la produzione radiologica di circa 10% per anno nonostante il calo del PIL. Il dato è molto interessante perché testimonia quanto, nonostante la sanità pubblica si dibatta tra mille difficoltà di ordine pratico ed economico, la sanità privata invece funzioni e funzioni piuttosto bene. Il che è un dato abbastanza scontato: se il pubblico fa male, il privato va bene (è una equazione matematica, fatevi due conti).

Ragazzi, dice ancora Corrado, siamo al terzo posto nel mondo dopo U.S.A. e Giappone come numero di RM eseguite!! Se poi ponderiamo il numero totale in relazione alla popolazione, sempre come numero di RM/anno eseguite, miracolosamente balziamo al primo posto: quando si tratta di record negativi, vi assicuro, noi italici non ci fotte nessuno.

Ma c’è un’osservazione ancora più interessante: nonostante la pletora di RM, per quanto riguarda le TC siamo soltanto, si fa per dire, all’ottavo posto nel mondo. Come si spiega questa apparente ma interessantissima discrepanza? Semplice: in Italia le ecografie le fanno i radiologi (o al massimo i medici nucleari, e se va malissimo gli internisti), il che si traduce in esami conclusivi grazie ai quali non è necessario chiedere esami di secondo livello. Andatelo a dire a chi vuol delegare altrui l’ecografia: certo, con una scelta del genere si risparmia sull’immediato usando manodopera a basso costo; ma pagheremo interessi con il sangue, sulla lunga distanza, quando il numero di TC e RM comincerà a crescere con ritmo esponenziale perché gli operatori ecografici non medici, chiunque essi siano, piuttosto che esprimere un giudizio diagnostico rinvieranno il paziente a esami di secondo e terzo livello.

Ma Corrado è stato implacabile: voi lo sapevate che dal 1995 il numero dei radiologi italiani non è cambiato, ma l’attività complessiva si (aumentata di circa quattro volte)? Lo sapevate che a fronte del 44% di inappropriatezza descrittiva (c’è un articolo in proposito su La Radiologia Medica di cui posterò gli estremi, per chi fosse interessato) ogni radiologo italiano ha sul groppone 2700 ore/anno di lavoro, il che equivale al doppio dell’attività normale a cui sarebbe tenuto per legge?

Ecco, questi sono i numeri documentati (di cui se volete cito le fonti, a differenza di altri); e una volta tanto non solo non mi turbo se a snocciolarli è un (radiologo) sindacalista, ma ho pure deciso di iscrivermi all’SNR. Se l’aria che tira è questa qui, e se come credo le risposte che si daranno a domande difficili avranno il solo effetto di creare domande più complesse ancora, non vedo molte altre soluzioni alla difesa strenua del fortino (persino io, che di mio sarei così mite e remissivo).

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