Non ho bisogno di correre e nascondermi, è una vita meravigliosa

di | 22 Aprile 2016

https://youtu.be/7kE3my5h74I

Entra in diagnostica con la schiena curva, come gli uomini che sono stanchi di vivere. E’ quasi sera di un giorno magnifico, di quelli con il cielo blu e le nuvole bianche che lo solcano beate come zucchero filato nelle mani di un bambino felice. E lo sguardo triste di quell’uomo anziano non mi piace per niente.

Gli faccio qualche domanda: lui se ne sta sul vago, dice che viene a fare un’ecografia di prammatica, una di quelle che il medico di famiglia richiede perché il paziente perde peso e spesso, insieme ai chili, anche la voglia di vivere.

Decido che è il caso di osare. Cosa la turba?

Lui mi guarda, gli si velano gli occhi di pianto mentre dice: Ho appena perduto una persona cara.

Un parente stretto?

No, la donna che amavo.

Mi dispiace, dico io. Perdere una moglie non deve essere facile, dopo tutto quel tempo insieme.

Non era mia moglie, dottore.

Io taccio, prudentemente.

Lui continua: In realtà nemmeno lo sapeva, che ero innamorato di lei da sempre. Il guaio è che adesso non potrò più dirglielo.

La mia storia, per oggi, finisce qui. Ma realtà è propio qui che potrebbe e forse dovrebbe continuare: perché il mio paziente è un personaggio da romanzo, uno di quelli su cui non è affatto escluso che prima o poi decida di scrivere una storia lunga e piena di avvenimenti mai accaduti e incontri mai realizzati: una di quelle storie senza storia, come piacciono tanto a me. Una vicenda che narri di come la vita sia parecchio breve e a volte troppo spietata per poter aspettare con la consueta pazienza che si realizzino tempi migliori. Che narri di come le scelte vadano fatte, sempre, anche se comportano rischi grossi e sicuramente prima o poi faranno male a qualcuno, o sé stessi o il proprio prossimo. Che favoleggi di tempo guadagnato, di seconde e terze e quarte occasioni, di quanto è bello il cielo azzurro sopra la strada che si sta percorrendo, di come il paradiso possa attenderci dietro una curva mai percorsa in precedenza e che mai avresti pensato di poter percorrere.

La vita è breve, ma le storie durano per sempre. Ecco forse perché continuo a scrivere, imperterrito, con la speranza che qualcuno le legga e dia loro il tempo sufficiente a far si che, in qualche modo, qualunque esso sia, trovino la loro realizzazione. Anche dove i protagonisti proprio non se lo potevano aspettare.


La canzone della clip è Wonderful life, di Black, tratta dall’album omonimo del 1985. Sono sempre stato molto legato a questa canzone, fin da ragazzo, alla musica e soprattutto al testo. E ho resistito alla tentazione di cercare una cover: magari cantata con più mestiere, ma di certo con meno anima. Il punto è che la tristezza infinita che trasuda dalla voce del suo autore, mi dispiace, non è sostituibile: mettere insieme tristezza e speranza è l’impresa più difficile di tutte. E il compianto Black, prematuramente scomparso  a causa di un incidente stradale a inizio di questo anno maledetto, ci riusciva perfettamente. Quanto al 2016, beh, direi che è giunta l’ora che si fermi. Non ce li può ammazzare tutti, a uno a uno, i nostri musicisti preferiti.

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