PSM (Pronto Soccorso Mondiale)

di | 20 Giugno 2014

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Il Pronto Soccorso di una DEA di 2^ livello è esattamente come ve lo aspettate: pieno come un uovo, caotico come la tangenziale alle cinque del pomeriggio, rumoroso come un treno a vapore che sferraglia in aperta campagna. Ci sono pazienti e familiari accampati da ore nonostante il dolore, il caldo, il cattivo odore degli assembramenti umani coatti. Bimbi che piangono, nonni che gorgogliano, spalle lussate che vengono ridotte tra urla devastanti, giovani ragazze con l’appendicite che aspettano in diagnostica ecografica che arrivi il radiologo, con l’aria condizionata che pompa dieci gradi sotto lo zero.

Il Pronto Soccorso di un DEA di 2^ livello è sempre come ve lo aspettate, insomma. Sempre, salvo quando ci sono i mondiali e gioca l’Italia. Allora le visite cominciano a diradarsi mezz’ora prima del fischio d’inizio, i pazienti hanno tutti una gran fretta di essere dimessi e una volta tanto minimizzano i sintomi, invece che magnificarli all’ennesima potenza. Quando Balotelli tocca il primo pallone la grande sala d’attesa del Pronto Soccorso è deserta, così come quella più piccola della Radiologia del DEA. E deserte rimangono fino alla fine della partita, costi quel che costi.

Dopo il fischio finale dell’arbitro la gente torna in Pronto Soccorso alla spicciolata: il trauma distorsivo alla caviglia di tre giorni prima, il mal di pancia dopo la bibita gassata, la lombalgia inveterata. E il povero vecchio rantolante, forse già in edema polmonare, che gorgoglia come una caffettiera sulla sua barella. Accanto il figlio, forse, e sorridi immaginando la scena.

Bepi, ‘ndemo, che non me riesse de respirar…
Sta bon, papà, ancora diese minuti che l’Italia vinse!

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