SIRM 2014 #05

di | 23 Maggio 2014

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Oggi è stata una giornata strana. Il workshop, mi è parso, è andato di lusso: aula piena fino alla fine, che è sempre un buon segno, poi un piccolo assedio di specializzandi (che è sempre la parte migliore del lavoro).

Poi, devo dire purtroppo, la tavola rotonda in sessione plenaria: quella in cui hanno parlato del presente e del futuro della Radiologia. Ne ho sentite parecchie: tra le tante, l’idea di concentrare il lavoro di notte perché così a) risparmiamo corrente elettrica, b) c’è meno assembramento in Radiologia, dunque riduciamo il rischio di infezioni nosocomiali e c) se lo fanno i panettieri, non è chiaro perché non lo possano fare anche i radiologi. Aggiungerei: modifichiamo geneticamente ai radiologi il ritmo sonno/veglia, allarghiamo la scelta di vita anche alle loro famiglie (così posso portare i bimbi a scuola alle 20 e andarli a ritirare alle 8, belli riposati e freschi) e poi apriamo sessioni lavorative aggiuntive la mattina e il pomeriggio così risolviamo anche il problema delle liste d’attesa. Un’ideona con i fiocchi, insomma.

Ma ci sono anche altri spunti di riflessione. Con buona pace degli amministratori i tabulati mostrati oggi parlavano di un pazzesco 90% di inappropriatezza prescrittiva (fonti non sindacali, ndr) ed evidenziavano un 40% circa di esami radiologici che dovrebbero non essere effettuati. Andatelo a dire a quelli che hanno sbandierato ai quattro venti i miracoli di liste aperte anche a ferragosto e Natale, che l’impatto sui tempi di attesa l’hanno ottenuto solo su quei famosi esami che non andrebbero fatti, ma glissons.

Qualcuno, parlando di futuribile innovazione tecnologica, ha trovato il tempo di parlare di imaging ibrido RM-PET (Madonna del Signore!) e addirittura di screening (Madonna del Signore al quadrato!!) in un momento storico in cui anche quello del cancro mammario è messo in forte discussione: non riesco a capire, scusatemi, perché voliamo così in alto se poi qualcun altro si lamenta che i primari gli chiedono solo TC da 64 strati in su. Come è noto, con una 16 strati si fanno i miracoli, a che serve l’evoluzione tecnologica? Per inciso, io piuttosto mi preoccuperei di dove vengono allocati i bolidi, ma glissons anche su questo. Per non dire, poi, che uno può avere anche la TC a quadruplo tubo con turbominchia iperuranico, ma alla fine la medicina la fanno le persone e non le apparecchiature. A volte qui ci si dimentica dell’essenziale, che non sempre è invisibile agli occhi.

È stato inoltre sottolineato il vantaggio di comprare macchine nuove invece di continuare la manutenzione di quelle vecchie, ma poi ci si è dimenticati di sottolineare un particolare: se non assumete personale, o quantomeno non sostituite quello che va in pensione o cambia sede lavorativa, chi farà funzionare macchine sempre più performanti con carichi crescenti di lavoro? Ma dimenticavo: tempo dieci anni e i medici in Italia saranno più introvabili di un quadrifoglio, dite insomma ai vostri figli che scegliere medicina adesso vale più che far tredici al totocalcio. Anzi, meglio ancora se faranno i tecnici di Radiologia: con un risparmio di 7 anni netti di studio in tempi brevi finiranno per far le stesse cose dei medici, dunque ammazzarsi sui libri a che serve? Meglio studiar meno e fungere da manodopera a basso costo. Il futuro della medicina non è dei medici, ficcatevelo bene in testa, meglio una laurea breve: che come genitori vi costa anche meno.

Un odio, un’acrimonia che non vi dico contro le prestazioni ortopediche!! Maledetti radiologi di osteoarticolare, che passate le serate a gingillarvi con il ginocchio artrosico del nonno! E maledetti anche i sardi, che a detta del Ministero non inviano mai i dati statistici relativi alla loro sospetta attività sanitaria. Questi sardi: sempre detto che nascondono qualcosa di losco. Io li farei diventare il quinto cantone svizzero, così ce li leviamo di torno e anche gli Schützen avranno finalmente la loro spiaggia estiva. La dottoressa del ministero poi ha smarrito una slide, ha pronunciato parole in lingua demoniaca (“si è sostituita la lastra cartacea con il disco, che costa meno”) e ha lasciato dubbi a non finire sul perché la legge permetta a donne di mezza età di vestire e pettinarsi in modo così sobrio. Ma glissons, anche perché se parliamo di sprechi mi deve essere spiegato perché nella mia regione ogni azienda ospedaliera possiede un sistema di archiviazione dei dati diverso e sia impossibile scambiarsi agilmente informazioni in un mondo in cui la qualità della connessione è funzione quasi esclusiva della sua velocità.

E poi, lo scandalo inaudito delle discrepanze sanitarie tra nord e sud: che è reale, non lo metto in dubbio, ma chi è che al ministero veglia sull’uniformazione dei protocolli visto che il problema è così cogente? Mah. Il bello è che ci sono regioni cosiddette virtuose e altre cosiddette infami, che stanno alla canna del gas grazie ai piani di rientro (sacrosanti): riducono la spesa, insomma, ma poi non ci stanno dentro con i LEA. L’unità d’Italia prima di tutto, insomma, anche in campo sanitario.

Quindi due chicche: un altro ministeriale che ha detto “Sono qui per imparare”, che è un po’ come se una grande esperta del ramo come Beatrice Lorenzin venisse da me a chiedere di spiegarle come funziona la sanità ospedaliera di trincea, e il parere della Corte dei Conti, che non sono riuscito a comprendere nemmeno in minima parte nonostante me ne stessi con la penna in mano e la lingua tra i denti, concentrato e attento a non perdere il filo del discorso. Parlare dieci minuti senza che l’uditorio comprenda un solo concetto basilare è virtù rara: devo chiedere se a Roma vengono fatte lezioni private sul tema e, soprattutto, quanto mi costerebbero. Ma forse nemmeno loro saprebbero rispondermi (o io non capirei la risposta nemmeno stando molto attento)

Ancora dal ministero ho imparato poi che la nostra sanità è universalistica, ossia tutto deve essere garantito a tutti: ma pochi mesi fa il ministro ha sostenuto l’esatto contrario, dunque qualcosa nella comunicazione delle intenzioni non mi torna al centesimo. In più, ho scoperto con somma sorpresa che esistono in commercio risonanze magnetica a 2T, che è la soglia di campo magnetico oltre la quale l’acquisto della macchina deve essere autorizzato dal ministero stesso. Insomma, ho dato fondo alla mia ignoranza in materia di risonanza magnetica.

Sono uscito dalla sessione parecchio provato, ve lo giuro, e sono rimasto di pessimo umore tutto il giorno. Per cui scusate il malumore, il post lungo e lo sconforto che ho indotto nei lettori giusto prima di prendere sonno: ma domani è un altro giorno, si vedrà.

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