Sulla passione del vivere

di | 14 Novembre 2013

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Molti di voi lo sanno: io ho due figli.

Il grande ha sei anni e mezzo e mi somiglia tantissimo, anche in quei particolari irriferibili in cui mai avrei voluto che un figlio mi somigliasse: si vede che ogni famiglia ha un karma a cui rendere conto, e pazienza. Ricordo il giorno in cui nacque: il mio amico appassionato di astrologia mi telefonò per dirmi che, una possibilità su un miliardo, mio figlio aveva un quadro astrale quasi uguale al mio. Se la mamma vuole sapere come eri da piccolo dille di sedersi e godersi lo spettacolo. La mamma rispose: No, grazie, mi basta come è da adulto (grazie, eh). Però così è stato: sembra tutto quadrato, ordinato, si lava i denti da solo e piega i vestiti prima di andare a letto, però lo so che in quella testolina alberga una fantasia poderosa che lo porterà molto lontano, unita alla precisione nel fare le cose, un tantino paranoica, che ha preso tutta da papà. Ci scommetterei qualunque cosa: da grande quell’ometto lì farà felice una donna, qualora abbia la ventura di trovare quella giusta.

La piccola, che vi devo dire, ha cinque anni ed è luce solare pura. È allegra, fa ridere i commensali a tavola, è una pagliaccia totale e fa gli scherzi a tutti. A differenza del grande, che si imbarazza quando lo abbraccio davanti agli amichetti, lei è una cozza umida e pelosa: ti si avvinghia addosso e non la stacchi più, nemmeno con le cannonate. Se la sera non ha ricevuto un congruo numero di baci dal papà non se ne parla di andare a letto, eh. Sembra svagata, con la testa tra le nuvole, è distratta e disordinata: ma in realtà ha le idee ben chiare, e sa benissimo come ottenere quello che vuole. Quando nacque il mio amico astrologo mi telefonò e disse: Incredibile, non ho mai visto un piano astrale così fortunato in vita mia. Guardandola, non faccio fatica a crederci.

Il grande non ha le idee chiare: però qualche giorno fa, nell’entusiasmo dirompente che ha associato ai primi giorni di scuola e all’evidenza che per la prima volta in vita sua riesce a leggere e scrivere qualcosa (da solo!), mi ha detto: Non vedo l’ora di imparare a scrivere bene, così posso inventarmi una storia tutta mia. Il karma, dicevo, a cui non si può sfuggire.

La piccola invece le idee le ha sempre avute chiare: lei da grande farà la ballerina. Quando l’ho vista per la prima volta con il tutù rosa, le scarpette da danza e i capelli raccolti ho accusato uno sdilinquimento che non sto a dirvi: mi sono squagliato come un ghiacciolo al sole. Al termine della prima lezione mi è saltata al collo, mi ha stretto forte e ha detto: Grazie, papà, grazie mille per avermi portato a danza!

Vi racconto i fatti miei per concludere il discorso iniziato qualche post fa: non so voi, ma io nei miei figli la passione già la riesco a scorgere. La vedo, e già so che il mio compito più difficile sarà non farla mai spegnere, almeno finché saranno sotto la mia responsabilità.

Poi la vedo ogni giorno negli specializzandi che frequentano il mio reparto: oggi è stata una buona giornata, per esempio, di quelle che servono a fare il punto della situazione e guardare un po’ più oltre. Quando lavori con uno specializzando e ti diverti come un matto, beh, quella è passione che passa da te a lui e viceversa. Niente da più soddisfazione di una bella mente aperta e ordinata e rapida con cui scambiare informazioni e pareri. Insomma, sono un radiologo fortunato.

Ma qualcuno, un giorno, disse che la fortuna altro non è che la capacità di sfruttare le occasione che il destino ci offre. Chissà che non avesse ragione lui.

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