A beautiful world

di | 25 Novembre 2015

A lui piace viaggiare. Le stazioni e gli aeroporti gli sembrano una seconda casa, spesso più accogliente di quella vera. Adora guardare la gente che aspetta di partire. Spia i titoli dei libri che leggono gli altri viaggiatori. Ascolta il ritmo dei loro respiri quando prendono sonno sui sedili delle sale d’attesa, o nei vagoni ferroviari che sussultano a ritmo di bossa nova. Per lo più non riesce a stare in silenzio, e quando parla anche i viaggiatori si aprono come fiori e gli raccontano la storia della loro vita.

A lei pure piace viaggiare, ma in modo differente. Lei viaggia comoda, ma sempre con un filo di preoccupazione addosso: di perdere la coincidenza, tipo, o di arrivare tardi per il check-in. Cede il posto agli anziani, sorride anche quando è imbarazzata e cerca di non dire mai parolacce perché ha fissa negli occhi l’espressione corrucciata di quando suo padre gliele sente pronunciare. Se riesce, e non sempre ci riesce, fa un giro a piedi nelle vie del centro; anche quando rimane sola, il che ultimamente capita troppo spesso. Ecco perché parla così poco, lei.

Ogni tanto lui e lei si incontrano. Capita di rado, senza mai nessun genere di programmazione, e sempre in stazioni o aeroporti diversi. Ogni volta parlare gli viene naturale come se si conoscessero da sempre, e invece a stento conoscono i loro nomi e frammenti sparsi delle vite che conducono in luoghi molti diversi e molto lontani. Lui fa il cretino per farla ridere; e lei ride con l’espressione tirata di chi non è più abituato a muovere quei muscoli, ride con una tristezza spossata che a volte le tinge il viso di un impercettibile rossore, ma che a lui invece piace molto. In quelle circostanze lui stranamente parla poco, e lei stranamente non la smette più di parlare. Perché il mondo gira a rovescio, questa è la regola: e loro due hanno l’imparata a caro prezzo.

Ancora più di rado, lui e lei si scrivono. Sono messaggi brevi, saltuari, in cui lui fa il cretino per farla ridere e lei si imbarazza un casino. Una volta lui le scrive per augurarle la buona notte. Lei lo legge: E comunque, davvero, è bello sentirti ridere. E’ come quando non piove da mesi, ti affacci alla finestra e c’è quel buon odore di pioggia nell’aria. Buonanotte.

Non risponde, non ce n’è bisogno, ma rilegge due o tre volte il messaggio un attimo prima di addormentarsi. E poi fa bei sogni.

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