A parte che nel mare c’era gente insospettabile (fenomenologia dello stronzo)

di | 17 Febbraio 2020

Ci sono modalità, nella decisione deliberata di far male a qualcuno, che guardare dal di fuori è interessantissimo. In senso antropologico, intendo.

Adesso, che navigo ormai oltre i 50 e ho finalmente compreso che una bella terapia psicoanalitica farebbe bene alla stragrande maggioranza degli abitanti di questo miserrimo pianeta, ammesso e non concesso che si riesca a comprendere nella sua interezza l’entità del bisogno di prendersi del tempo da dedicare alla propria cura mentale, non posso ancora affermare che la rabbia abbia smesso di essere uno dei motori propulsivi della mia vita. A partire dai bambini cretini che prendevano in giro i loro coetanei, tra cui me, e che poi hanno fatto una fine triste, fino agli adulti che si sono mossi nei miei confronti con una inverecondia che è spesso è sfociata nella maleducazione (che è ancora peggio, talora, della cattiveria), mi sono incazzato spesso e ci sarebbe da scrivere romanzi a tema per un decennio.

Ma il punto non è questo: è destino comune quello di aver a che fare con un prossimo stolido, cattivo, e a volte stronzo. Qualche anno fa, su Twitter, pubblicai sei notule brevi (per forza, era Twitter) sulla fenomenologia dello stronzo:

1. La definizione di stronzo è un tizio che non crede a ciò che sta vedendo (questa non è mia, è di Stephen King).
2. Non conviene essere stronzi: si fa una vita infelice in cambio di poche soddisfazioni, quasi mai legate a qualcosa di buono che si è fatto in prima persona.
3. Tutti parlano male dello stronzo, lo stronzo parla male di tutti ma a credergli sono solo gli stronzi che parlano male di lui.
4. Non esiste stronzaggine che non sia rigorosamente egoriferita.
5. Lo stronzo vive nel terrore costante, ed è per questo che è stronzo.
6. Per lo stronzo è sempre colpa di qualcun altro.

Il punto, chiarito cosa diavolo sia uno stronzo, è il seguente: conviene alimentare la propria rabbia ed essere stronzi con uno stronzo? Nel senso: il mondo è piccolo, la gente si rincontra facilmente e arriva sempre il momento in cui lo stronzo di uno stronzo puoi diventare tu. A quel punto, è bene affondare il coltello nelle spalle dello stronzo, anche se a tua volta ti trasformeresti in uno stronzo?

In buona sostanza, dipende dalla categoria della stronzaggine.

Categoria A: ci sono stronzi che vanno fermati perché altrimenti farebbero ad altri gli stessi danni incalcolabili che hanno fatto a te e, siccome secondo la notula 4 la stronzaggine è sempre egoriferita, la loro finirebbe per tendere a infinito. Questi vanno abbattuti, costi quel che costi. E, siccome il mondo è piccolo, prima o poi entreranno nel campo di vista del tuo mirino telescopico (se non il tuo, quello di qualcun altro. La notula 7, mai pubblicata su Twitter, dice che la stronzaggine genera una stronzaggine uguale come intensità e contraria come direzione, che prima o poi si ritorce sullo stesso stronzo). A quel punto, se si volesse essere davvero stronzi, basterebbe premere il grilletto: ma lo stronzo quasi sempre ha già trovato una soluzione al problema puntandosi da solo la pistola alla tempia (vedi notula 7). Gli stronzi di questo tipo sono depressi inconsapevoli e suicidi potenziali. Loro stanno male e vorrebbero che tutti stessero male come loro, per questo sono stronzi. Insomma: vorrebbero essere cattivi, e invece sono solo dei poveri stronzi.

Categoria B: ci sono poi stronzi che invece non vale la pena di fermare, perché come i topini delle sperimentazioni comportamentali vanno sistematicamente a sbattere da una parete della gabbia all’altra, facendosi peraltro assai male. Non possono creare danni duraturi al sistema, perché prima o poi riescono a evadere, anche se tra un’evasione e l’altra sono bravissimi a concentrare la loro stronzaggine sugli altri topini della gabbia. Loro vanno lasciati a se stessi, al loro destino. Se vogliono cambiare gabbia è meglio non essere a propria volta stronzi con loro e costringerli a rimanere dove sono: per quanto si nutra scarsa fiducia negli stronzi, e sia statisticamente difficile che ciò avvenga, è sempre possibile che uno stronzo prima o poi si ravveda. E, qualora non dovesse ravvedersi, la stronzaggine di chi ha subito la loro stronzaggine non si eserciterebbe in modo diretto (ti colpisco e mi vendico direttamente) ma in modo indiretto: ti lascio al tuo destino e al tuo ennesimo fallimento. Certo, per loro sarà sempre colpa degli altri se sono infelici e stronzi (vedi notula 6), ma il destino di questo genere di stronzi non è l’autolesionismo o il suicidio. Sono meno intelligenti degli altri e quindi per loro la stronzaggine è principalmente una questione di sopravvivenza. Ed è per questo che a differenza degli altri, anche se a una prima occhiata non sembra, questi oltre a essere stronzi sono anche cattivi.

In tutti i casi, sappiate che ho coltivato per qualche giorno un irrefrenabile desiderio di stronzaggine. Ma sappiate anche che per adesso l’ho lasciato cadere: se dovessimo sfruttare tutte le opportunità che la vita ci offre per essere stronzi saremmo uguali a loro, gli stronzi. E invece no. Il colpo in canna lo teniamo buono per lo stronzo veramente pericoloso. E prima o poi, quando lo stronzo meno se lo aspetta, quel colpo sarà sparato.

Perché magari non siamo così tanto stronzi, noialtri, ma non si può mai dire fino in fondo.


La canzone della clip è “Pesci nelle orecchie”, di Roberto Vecchioni, tratta dall’album (indimenticabile) “Ipertensione” (1975). La canzone esordisce con il seguente verso: “A parte che nel mare c’era gente insospettabile/persino gli idealisti ci nuotavano benissimo”: il che ci riporta all’evidenza che la stronzaggine è ubiquitaria e spesso la sua precisa percezione sfugge persino allo stesso stronzo.
Qualora vi venga l’uzzolo, inoltre, per capire in che categoria di stronzo rientrate è sufficiente il seguente test: se siete uno stronzo/a di tipo A leggendo il post avvamperete, avrete voglia di maledire i miei antenati e passerete la prossima notte ad augurarmi il doppio dei mali che mi avete augurato finora. Se invece siete uno stronzo/a di tipo B leggerete il post e, semplicemente, penserete che lo stronzo sono io. Semplice come un’equazione di secondo grado.

 

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