Come ricordo sempre ai miei pazienti, la medicina, pur non potendosi definire ancora (e forse mai lo potrà) una scienza esatta, è tuttavia un mestiere che ovviamente affonda le radici in un terreno scientifico molto solido. Ne è prova inoppugnabile lo tsunami di articoli scientifici, appunto, che ogni mese inonda la scrivania o la pennetta USB del povero radiologo medio: che li guarda e scuote la testa con il magone in gola, già sapendo che non avrà mai il tempo o la voglia di leggerli tutti (e forse neanche una parte).
Isaac Asimov, dal canto suo, prima di un prolifico autore di fantascienza era appunto uno scienziato: e si potrebbe affermare con ragionevole sicurezza che senza il suo background culturale mai avrebbe potuto scrivere quei romanzi che hanno allietato le notti insonni di noi amanti del genere letterario in questione.
Perciò voglio condividere con voi una sua riflessione: “…infatti la scienza è l’unico campo dell’attività intellettuale umana in cui gli uomini ragionevoli riescono molto spesso a trovarsi d’accordo, e a volte anche a cambiare idea al sopraggiungere di una nuova prova. Mentre in politica, arte, letteratura, musica, filosofia, religione, storia – e chi più ne ha più ne metta – gli uomini ragionevoli invariabilmente non si trovano d’accordo, e a volte con la più grande passione; e sembra che neanche possano cambiare mai idea”.
Che è poi il motivo principe per il quale amo così tanto il mio lavoro, io che sono stato un ragazzino con la testa fra le nuvole e divorato dalla curiosità, che leggeva libri su libri a prescindere dall’argomento; e che mai avrebbe pensato di scegliere da grande proprio un mestiere “scientifico”.
Che poi è anche il motivo per il quale mi piace così tanto condividere e discutere i casi clinici con i miei colleghi, anche quando sono costretto a cambiare idea sulla mia diagnosi iniziale e a dare ragione al mio collega più giovane (l’ultima volta è successo pochi giorni fa).
E che, in un certo senso, è paradossalmente anche il motivo per il quale tengo questo blog: perché è un’area grigia, non-scientifica, in cui trovano posto opinioni, idee, pareri; e, perché no, sentimenti. E non solo miei, visto che spesso mi arrogo il diritto di raccontare storie altrui, o do’ spazio a punti di vista che pure non condivido.
Perché quando si ha a che fare con le idee e i principi bisogna andarci cauti: quell’idea che oggi ci appare come verità assoluta domani potrebbe sembrarci traballante, fra sei mesi sbagliata, tra vent’anni ridicola; e tra quaranta nemmeno ci ricorderemo di averla mai formulata.
Ecco perché se devo decidere tra un dialogo e un litigio, e non si parla di argomenti scientifici, se posso scelgo il primo.