Belen e i Professionisti

di | 26 Aprile 2012

Mia moglie ha tanti pregi: non sto a elencarli per un ovvio conflitto di interessi (e perché, soprattutto, immagino che ve ne freghi ben poco). Ma ha anche, come tutti d’altronde, delle manie inspiegabili: per esempio, le piace Amici di Maria De Filippi.

Adesso, la mia personale idea è che Maria De Filippi, con i suoi programmi e in felice compagnia dell’ormai vetusto marito, abbia contribuito potentemente alla demolizione/mortificazione controllata delle coscienze/intelligenze giovanili nel decennio appena trascorso e in parte di quello corrente. Per esempio, mi irritava profondamente che nelle precedenti edizioni di Amici giocassero un ruolo determinante alcuni loschi figuranti, apparentemente presi dal pubblico, dotati della facoltà di sparare a zero sui concorrenti. Persone, ovviamente, che come tutti i critici italici non avevano nessuna competenza personale sull’argomento della critica (in questo caso: ballo, canto e recitazione) e che tuttavia, sempre in perfetto stile italico, potevano permettersi qualunque giudizio tagliato con l’accetta in virtù dell’assioma mariano (non Mariano, intendiamoci, sto sempre parlando della De Filippi) che chiunque, ma davvero chiunque, può esprimere un parere personale su qualsiasi argomento. Non importa il livello di competenza specifico sull’argomento (o quello, più impalpabile e meno misurabile, del quoziente intellettivo): esclamando E’ un mio parere! il critico mariano troncava sul nascere qualsiasi replica alle sue osservazioni. Se ci pensate bene, è un modello che si è rapidamente diffuso anche al di fuori del rutilante mondo dello spettacolo, con pesanti addentellati anche a quello altrettanto rutilante della politica.

Però Amici, con tutti i problemi legati alla conduzione e soprattutto allo spirito della conduttrice, è certamente uno spettacolo che funziona. Noi ultraquarantenni dell’Italia ai tempi della crisi siamo cresciuti in compagnia del telefilm Saranno Famosi: ragazzi e ragazze più o meno talentuosi che frequentano una scuola, imparano il mestiere, vivono gli scazzi e le gioie di una qualsiasi convivenza coatta in piccoli ambienti, si innamorano, si detestano, eccetera. Qualcuno, più dotato degli altri, alla fine riesce a sfondare; la maggioranza, come capita nella vita reale, a fine programma ritorna nell’anonimato da cui proveniva e ricomincia una vita di piccole quotidiane frustrazioni.

Negli ultimi anni il livello del programma è stato elevato: se ne sono forse intuite le potenzialità commerciali, qualche ragazzino/ragazzina ha vinto nientepopodimeno che il festival di Sanremo, insomma si è cominciato a investire di più nel programma e la messa in onda il sabato in prima serata è testimone di questa svolta epocale. Ma in questa ultima edizione è accaduto qualcosa di strano, un inserto inedito e controcorrente, una nota assolutamente stonata nel concerto di giovani e vecchi talenti che si giocano l’accesso alla finalissima: è comparsa Belen.

Belen è oggettivamente una bellissima donna, ha un sorriso che piega le ginocchia agli asceti ultranovantenni e quando passa per strada, immagino, gli uomini (e anche le donne) si disarticolano il rachide cervicale per non perdersi nemmeno un passo della sua camminata ammiccante. Ma quando balla, ahimè, sembra di essere tornati ai tempi del Bagaglino, di Pamela Prati e Valeria Marini che ancheggiavano davanti ai politici sbavanti dell’intero arco costituzionale (molti dei quali, non faccio fatica a crederlo, avremmo trovato anni dopo a presenziare la naturale evoluzione del rito pubblico del Bagaglino, ossia il rito del privatissimo Bunga-Bunga). La stessa Maria De Filippi, quando la introduce, accentua la perenne smorfia di fastidio che ha le orna il bel viso e sibila solo poche parole: Adesso Belen e i Professionisti, dove per Professionisti si intende un gruppo di ballerini che invece il ballo lo pratica per mestiere; e poi fila via dalla scena come se non volesse sporcarsi nemmeno la suola delle scarpe con il sudore della bella brasiliana. Fa tutto questo con un fastidio malcelato, che insinua il legittimo sospetto che Belen in quel programma non l’abbia precisamente voluta lei; e lo fa con una modalità che le invidio oltremisura, perché con la sola inflessione della voce Maria De Filippi riesce a pronunciare Belen con l’iniziale minuscola (belen) e Professionisti tutto in maiuscolo e grassettato (PROFESSIONISTI). Non so come diavolo ci riesca, ma giuro che quella donna possiede nel genere un talento assoluto, quasi diabolico.

Ora, lo capite senza bisogno che io lo dica, Belen e i Professionisti sono una metafora spettacolare che di questi tempi si adatta perfettamente a tutto quello che ci circonda. Medicina compresa, dovrei dire, visti alcuni degli ultimi post pubblicati e considerate le e-mail di qualche collega radiologo che mi ha velatamente rimproverato di essere troppo accondiscendente nel denunciare lo scandalo dei primariati di stampo politico-eccetera. Non lo so: per essere più chiaro di così devo fare anche i disegnini? Credo di no: meglio Belen, lì c’è tutta la metafora che vi serve e in più potrete anche rifarvi gli occhi.

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