Il mio amico Luca, che ogni tanto mi invia spunti di riflessione degni di nota, questa volta mi ha proposto un articolo de Il Corriere sul dottor Marco Lanzetta. Il quale è un chirurgo della mano di fama mondiale ma, come vedrete leggendo l’articolo, nonostante le sue indubbie competenze è incappato in incredibili disavventure (diciamo così) burocratiche.
Ora, è vero che qui da noi queste cose sono sempre successe. E’ vero che ciò che accade, in grande, nella politica, accade poi in piccolo anche nelle università; e che, anzi, le due cose sono spesso strettamente collegate tra loro. E’ vero che in campo medico, sempre in Italia, chi non si allinea viene castigato (avete visto la coda di Report, ieri sera? Può anche darsi che il taglio giornalistico fosse palesemente sbilanciato a favore di Zamboni, ma di certo i suoi antagonisti non ci hanno fatto grande figura). E’ vero che ci sono regole non scritte ma tramandate da padrino in figlioccio su come si deve stare al mondo se si vuole far strada in università (e non). E’ vero che vige la demeritocrazia come criterio fondante del nostro sistema, e che bene o male tutti la accettiamo come un dato di fatto incontestabile, come il debito pubblico che ci grava sul groppone da quando nasciamo, o come l’evidenza che il sole ci fa abbronzare.
E’ tutto vero, insomma. Però, per favore, poi non statevi a lamentare se il vostro intervento chirurgico ha avuto complicazioni gravi, se il radiologo non ha capito nulla della vostra TC, se l’internista non si è accorto del vostro fegato che debordava di cinque dita dall’arcata costale. Mettetevelo bene in testa: come non sono uguali gli idraulici che vengono a ripararvi la perdita di acqua in casa, così non sono uguali i medici che vi hanno in cura. Poter partire tutti alla pari, da blocchi di partenza chiaramente posizionati, con uno starter onesto e un fotofinish sicuro sul traguardo, non è solo garanzia del povero cristo di medico che partecipa al concorso pubblico universitario o ospedaliero e non ha nessuna conoscenza importante. E’, o dovrebbe essere, garanzia del privato cittadino che poi a quel medico dovrà in un modo o nell’altro afferire.
Ma d’altro canto, confessatelo pure, a voi in fondo va bene così: perché se vi chiedessero di rimettere in discussione le vostre certezze ponendovi in confronto con i vostri colleghi rispondereste di no, che è meglio lasciare le cose come stanno, che un sistema basato sulle conoscenze e sull’anzianità di servizio è più rassicurante di un altro basato sulla competizione onesta e sul confronto delle competenze reciproche.
E così, ogni volta che in futuro vi lamenterete dell’Italia ai tempi della crisi, ricordate che una piccola parte della colpa è anche vostra, nostra, di tutti quanti quelli che preferiscono lasciare le cose come stanno invece che rimettere tutto in gioco: e che tante piccole colpe sommate tra loro, come accade nel caso dell’evasione fiscale, danno origine a colpe di massa esorbitanti. Perché i privilegi delle varie caste ci danno fastidio, e molto; salvo quando nella casta ci siamo noi, e allora è meglio far finta di niente e passare oltre.