Consolati, ci siamo già passati tutti

di | 8 Marzo 2015

E’ un periodo, devo ammetterlo, di e-mail al blogger molto ma molto toccanti. L’ultima la scrive Silvano, neospecialista, il quale non mi ha dato il permesso di riportare più o meno integralmente il testo della lettera, per il legittimo timore di ritorsioni personali, ma il senso generale della stessa si.

In buona sostanza, dice Silvano, sono molto deluso perché dopo cinque anni di impegno costante e totale come specializzando in Radiologia non soltanto il Direttore non mi ha minimamente aiutato nella ricerca di un posto di lavoro, ma addirittura ha parlato male di me ad alcuni primari della zona con conseguenze che chiunque può immaginare.

Adesso Silvano mi perdonerà se avanzo l’ipotesi peregrina che il suo Direttore possa aver esercitato un legittimo diritto al giudizio, anche non necessariamente lusinghiero, su studenti che ha avuto sotto gli occhi per la bellezza di cinque anni: ai miei tempi, ma credo anche adesso, non è che tutti gli specializzandi del pianeta radiologico italiano avrebbero meritato di terminare il ciclo di studi e accedere dignitosamente al mondo del lavoro.

Ma facciamo l’ipotesi più probabile e sicuramente migliore per Silvano (il quale scrive in un italiano troppo raffinato per essere un cialtrone come tanti), ossia che non stesse troppo simpatico al suo Direttore e che questi alla fine gliel’abbia fatta pagare in qualche modo. Silvano non deve sentirsi solo: il vostro affezionato blogger, come ho più riprese raccontato, pur non essendo un genio della Radiologia non aveva certo peccato di impegno quotidiano; eppure il voto migliore lo ebbe solo al quarto e ultimo anno (28, gli altri abbonati al 30) e in sede di specializzazione fu l’unico dei cinque a non diplomarsi con il massimo dei voti e la lode (per inciso, nessuno dei miei compagni di corso ha finora preso il Nobel in Medicina. L’unica che avrebbe potuto, la mia prediletta, è purtroppo mancata precocemente e non ha fatto in tempo).

Ma non è tutto: la vita lavorativa (e non) è piena di eventi inesplicabili o comprensibili solo presupponendo come ineluttabili alcune delle miserie umane che ci contraddistinguono. Per esempio: lo specializzando anziano a cui tuttora riconosco il merito di avermi aperto gli occhi sulla bellezza della Radiologia (per chi ha letto la Guida, quello che il primo giorno delle mie esercitazioni da studente parlò di Radiologia Interventistica con grande fervore), e quindi di aver in qualche modo influenzato la mia scelta lavorativa, me lo sono trovato qualche anno dopo, già primario per una serie di (chiamiamole così) coincidenze fortunate, in una commissione di esame dove si è perpetrato uno dei peggiori crimini contro la Radiologia che il Nordest italico ricordi.

Oppure la persona che consideravo al tempo stesso amico fraterno e mentore, di cui seppi che aveva espresso considerazioni poco lusinghiere sul mio conto al direttore sanitario dell’ospedale in cui ho provato per la prima volta un concorso da primario (si parla di molti anni fa, dunque non scervellatevi troppo): un colpo basso davvero inutile, come immaginate, perché ebbe l’effetto di rompere una bella amicizia senza peraltro influenzare il risultato finale del cosiddetto esame (il cui risultato fu peraltro reso pubblico dopo la bellezza di nove mesi, perché la storia si ripete: qualcuno si ostina a pensare che il tempo faccia distrarre le persone povere di spirito, ma sbaglia).

Insomma il mondo, come vedete, è piccolo assai: a Silvano dico solo che la sua strada lavorativa, con gli eventuali successi o i possibili rovesci di fortuna, dipenderanno in definitiva solo da lui e da quello che di buono negli anni sarà in grado di produrre; e che, prima o poi, siccome il mondo è piccolo, i nodi verranno al pettine e arriverà il momento in cui chi ci ha ferito avrà bisogno di noi o del nostro supporto. E’ quello il preciso istante in cui bisognerà dimostrare a tutti che un altro mondo è possibile: perché le vendette non servono a nulla e l’unica cosa che forse conta qualcosa è il minimo di rettitudine che ognuno di noi può applicare alle proprie azioni, in modo da non provare vergogna la mattina, di fronte allo specchio, quando ci si sbarba.

Perché dalle minchiate altrui è sempre possibile imparare qualcosa in grado di migliorare la vita nostra e di qualcun altro: e così anche le miserie umane, in modi inattesi, potranno contribuire a ridurre  un po’ l’entropia dell’universo.

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