Facendo seguito alla lodevole iniziativa SIRM, che ha reso disponibili due articoli di libera consultazione sui quadri radiologici dell’infezione da COVID-19 (link rispettivamente qui e qui), e nell’intento di darne la più ampia diffusione, vi faccio un piccolo riassunto di quello che ne ho capito. La fonte è Radiology, dunque i primi della classe radiologica mondiale.
La COVID-19 è un’infezione virale e dal punto di vista radiologico non si comporta molto diversamente dagli altri coronavirus del recente passato (SARS e MERS sopra tutti). Il che vuol dire, semplicemente, quanto segue:
- Specie nelle fasi iniziali, la TC torace ha sensibilità limitata e basso valore predittivo negativo al momento dell’insorgenza dei sintomi, quindi è inutile spararla al momento del ricovero per escludere o confermare l’infezione da COVID-19. L’Rx torace però va effettuato lo stesso e diventa determinante se al momento dell’esordio dei sintomi il Paziente ha già una chiara sindrome alveolare: cioè un patchwork di opacità acinari, consolidazioni parenchimali, broncogramma aereo e versamento pleurico che orienta decisamente verso un problema polmonare acuto di tipo batterico, dunque di altra natura rispetto al COVID-19. Quindi non state troppo a lamentarvi se dal PS vi arrivano più richieste di Rx torace del solito, sono tutte giustificate.
- I segni TC, questo è il dato più importante, sono tempo-dipendenti. In fase iniziale (0-2 giorni) oltre la metà delle TC sono negative. Più si va avanti verso la fase intermedia (3-5 giorni) e la fase tardiva (6-12 giorni), più i segni TC saranno presenti e significativi. Ma quali sono questi segni?
- Non dimenticate che stiamo parlando di coronavirus, i quali in ambito radiologico non sono mai stati dotati di grande fantasia. Si tratta della solita risposta standard del polmone a un insulto acuto iniziale (infettivo o infiammatorio): opacità a vetro smerigliato, più spesso a morfologia rotondeggiante, che con il tempo possono confluire in lesioni consolidative più dense dotate di maggior simpatia per le regioni mantellari. Esiste inoltre una lieve prevalenza statistica per i lobi inferiori e la fastidiosa tendenza a dare, specie in fase tardiva, localizzazioni bilaterali. Per non farci mancare nulla, inoltre, possiamo tranquillamente aggiungere la COVID-19 alla lista di patologie in grado di esprimersi con il pattern crazy paving e il reversed halo sign. Entrambi i lavori sono corredati da immagini TC molto significative.
- Critico, nel tentativo di fare la nostra brava diagnosi differenziale, il fatto che al momento non sono riconosciuti come segni ancillari della COVID-19 i seguenti reperti: a) noduli polmonari solidi; b) aree di cavitazione polmonare; c) linfoadenomegalie ilo-mediastiniche; d) versamento pleurico. E non è cosa da poco, se permettete.
- Poi, è chiaro, gli Autori mettono le mani avanti e fanno anche bene. L’epidemia in questo momento è in una fase di evoluzione da acuta a subacuta nella maggioranza dei Pazienti, e quindi ancora non siamo in grado di esprimere certezze sulla progressione nella fase cronica e sulle complicanze che potranno insorgere in questa tempo della malattia (immagino, con un certo raccapriccio, che gli Autori pur senza dirlo chiaramente si riferiscano a una qualche forma di fibrosi polmonare residua).
Per il resto, come al solito, siamo radiologi e quindi niente panico: se un virus con la corona incontra un radiologo con una 64 strati, il virus è un virus morto.