Caro Lorenzo,
io per adesso sto bene, tu e la mamma non dovete assolutamente preoccuparvi per me. Anche se da quando siete partiti è accaduto di tutto, da queste parti, e siccome non so se la connessione internet dei nonni ti consenta di seguire gli sviluppi della crisi voglio metterti al corrente di quanto è successo.
Lo sai, dopo Londra è stata la volta di Parigi. Poi Madrid, Berlino, Atene, persino Stoccolma. Ne abbiamo già parlato quando eri ancora qui a Treviso: dopo il default non mi aspettavo che anche Roma andasse in fiamme così in fretta. Soprattutto non mi aspettavo che i barbari calassero sulla capitale. Chi cavolo fossero e da dove venissero quei ragazzi incappucciati, che parlavano lingue straniere e hanno spaccato le vetrine delle banche e dei negozi, divelto idranti e bruciato automobili e ammazzato animali e persone e lanciato pietre e bombe molotov contro quelle poche forze dell’ordine rimaste, io proprio non lo so. Alla fine, credo che lo abbia visto anche tu su internet, i barbari sono arrivati alle porte del Parlamento.
Dopo il cedimento degli ultimi cordoni di polizia, hanno stanato i pochi parlamentari barricati in Camera e Senato e li hanno condotti con la forza nelle piazze del centro. In quelle piazze i parlamentari sono stati processati sommariamente da un improvvisato Tribunale del Popolo e altrettanto sommariamente giustiziati. Li hanno appesi ai pali della luce. Sono rimasti lì, appesi, per giorni interi.
Ma sono morti in quel modo infame solo i rincalzi, le seconde linee, quelli che non avevano previsto il tracollo del sistema e non si erano preparati per tempo la via di fuga. Mentre gli altri, i veri responsabili, erano già da tempo nei paradisi fiscali a cui avevano affidato da decenni le proprie personali fortune.
Poi è cominciata dappertutto l’anarchia, anche qui da noi. Di giorno le strade erano stracolme di invasati che saccheggiavano supermercati, centri commerciali, qualunque negozio che vendesse beni di consumo, anche quelli ormai inutili. Di notte gli incendi sono divampati in tutte le città del centro e del nord, se tu vedessi in che condizioni è ridotta adesso Piazza dei Signori non riusciresti nemmeno a riconoscerla, sembra quella delle foto dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
E adesso, figlio mio, sono barricato in ospedale, nel mio reparto, e da qui ti scrivo questa e-mail approfittando del ritorno temporaneo della corrente elettrica. Non so quanto durerà, perché da quando le forniture di petrolio sono state sospese la corrente va e viene e noi medici non riusciamo più a lavorare in modo decente. Ho saputo che alcuni ospedali della provincia sono stati saccheggiati, ma quelli più grossi per adesso li stanno lasciando in pace. Anzi, lungo tutto il perimetro dell’ospedale ci sono milizie armate che controllano chi entra e chi esce, non so chi gli fornisca le armi ma a quanto pare, anche se ci tengono segregati qui dentro, in un certo senso ci stanno proteggendo. Il guaio è che gli unici medici davvero operativi in questo momento sono gli internisti, anche se le scorte di farmaci sono quasi esaurite. I chirurghi fanno quello che possono, perché se salta la corrente anche le sale operatorie vanno in malora e i pazienti critici muoiono come mosche nonostante tutto l’impegno che ci mettono gli anestetisti.
Noi radiologi per lo più ci giriamo i pollici. La Tac è ferma da due giorni perché è saltato il tubo radiogeno: ci hanno detto che possiamo scordarci il pezzo di ricambio, e comunque il mezzo di contrasto è già finito da tempo. La risonanza magnetica ancora peggio: nei primi giorni di casino un tecnico fuori di testa, uno in mezzo ai comitati di gestione che si sono formati quando le forze dell’ordine sono sparite dalla circolazione, ha deciso tutto da solo che per distruggere il sistema bisognava partire dalla sanità, e ha premuto il pulsante del quench. Credo che gli abbiano già fatto la pelle i suoi stessi compagni di merenda, ma ormai il danno è fatto e la risonanza magnetica è fuori uso definitivamente. Quando ritorna la corrente elettrica ci precipitiamo a fare quante più ecografie è possibile, vediamo anche dieci o quindici pazienti in un quarto d’ora, poi torna il blackout e non sappiamo quanto ancora staremo fermi. E’ il guaio di aver scelto una disciplina così tecnologica, immagino, ma chi poteva immaginare che ci saremmo trovati in una situazione del genere? C’è di buono che tutti gli altri sono costretti a fare di nuovo i medici, e noialtri cerchiamo di imparare qualcosa da loro. Ieri, per esempio, un chirurgo mi ha insegnato a dare i punti di sutura: che è l’urgenza più frequente, ogni giorno arrivano in ospedale centinaia di persone con ferite di ogni tipo, specie da coltello.
Quanto a te, Roberta e mamma, non sai che sollievo mi ha dato l’sms con cui mi avete avvisato di aver passato il Garigliano senza grossi problemi. Adesso so che siete in buone mani, i nonni si prenderanno cura di voi e poi da quel poco che trapela da internet pare che lì al sud le cose vadano un poco meglio, che i disordini siano meno violenti e che si trovi da mangiare con meno difficoltà. Ieri ho visto su YouTube il filmato del ritorno a Napoli di Carlo di Borbone, ad aspettarlo sul porto c’erano i soliti politici riciclati per l’occasione ma anche un sacco di facce nuove. Il commento audio diceva che erano i maggiorenti delle principali famiglie mafiose di Campania, Calabria e Sicilia: d’altro canto se al sud si è riusciti a mantenere una parvenza di ordine forse il motivo è proprio quello, lì è sempre esistito uno stato dentro lo stato e quello più importante non era di certo lo stato nazionale. Sono curioso di vedere come se la caverà Re Carlo in questo casino, la secessione è avvenuta talmente in fretta, credo che lo costringeranno con le spalle al muro fin da subito ma se c’è una zona d’Italia che si riprenderà in fretta, passata la crisi, forse è proprio il nuovo Regno delle Due Sicilie.
Per quanto riguarda me, conto di raggiungervi appena la situazione me lo consentirà. Un giorno, quando sarà passato abbastanza tempo, capirai il perché della mia scelta e mi perdonerai per non essere scappato con voi. Ogni uomo nella vita ha una missione, credo, e un luogo in cui compierla: il mio luogo e la mia missione sono qui, ora, in questo ospedale semideserto, con i colleghi che sono rimasti sulle barricate a difendere quel poco che è rimasto della nostra dignità di uomini e di professionisti. Ci sono bambini che piangono in ogni angolo dell’ospedale: e le lacrime che asciugo loro è come se le asciugassi a te, che invece hai avuto miglior sorte.
E poi la fine della crisi sembra vicina. Treviso è deserta, i sopravvissuti sono quasi tutti scappati nelle campagne o nelle città più grandi, e lì stanno aspettando che qualcuno prenda in mano la situazione. Il nuovo ordine mondiale ha vinto, su internet dicono che Londra e Berlino sono ormai pacificate e che la popolazione ha accolto le colonne di truppe militari con esultanza. Tutti invocano un governo unico europeo che riporti pace e stabilità nel continente, anche se dovesse imporle con le armi.
Il video sfarfalla, merda, temo che tra poco la corrente salterà di nuovo e voglio dirti tutto prima di essere interrotto per chissà quanto tempo. Ti abbraccio forte, e abbraccio forte anche Roberta e la mamma. Tenetevi lontano dai guai, e soprattutto tu, testa calda che non sei altro, tieniti lontano da Roma. So che avrai voglia di essere lì quando tutto accadrà, ma stamattina io e i miei colleghi abbiamo visto su YouTube anche il filmato di quell’uomo che arringa le folle da Palazzo Venezia, vestito da militare. Non mi piace la sua faccia, non mi piacciono i suoi capelli corti da generale dei marines, non mi piacciono le pose teatrali che prende quando parla al microfono, e soprattutto non mi piacciono gli applausi e le urla di esultanza della folla raccolta sotto il balcone. Sembrano tutti in delirio, e a me la folla in delirio spaventa a morte.
Ti abbraccio ancora, spero di essere presto lì con voi. Saluta tanto anche i nonni, e ringraziali da parte mia.
Papà