Cronache del virus fetente #18: lettera aperta al Negazionista Seriale

di | 25 Agosto 2020

Caro Negazionista Seriale dell’ultima ora,

se con le tue esternazioni volevi risultare spiritoso, mi dispiace, non ci sei riuscito.

Se eri serio, invece, mi dispiace ancora di più. E sai perché? Perché, e parlo personalmente, devi sapere per certo che non esiste complotto più o meno occulto in grado di fregarmi come tu temi di essere fregato. Io le ho viste coi miei occhi e refertate con le mie mani, le Tac polmonari dei malati di coglionavirus, come con molta malagrazia e assoluta mancanza di umano rispetto li chiami tu, ed erano più o meno tutte uguali tra loro: al punto che siano addirittura riusciti, dopo pochi giorni dall’inizio della pandemia, a individuare il pattern della malattia (“pattern”, se non lo sai, in inglese vuol dire schema, modello. Noi sciamani della Radiologia del terzo millennio usiamo questi schemi per ottenere la ragionevole sicurezza che l’associazione di segni visibili in un’immagine radiografica o Tac sia riferibile proprio a quella malattia, e non ad altre).

In più io li ho visti morire, i malati, e in tanti; tu no. Tu non hai mai fatto un intero turno ecografico o in terapia intensiva con lo scafandro addosso, sudando come una fontana e pregando Iddio di non ammalarti a sua volta. Io si. Io ho visto; tu non hai visto, consentimi, un beneamato cazzo di niente. Tu al massimo in quei giorni convulsi guardavi la televisione, io invece ero in ospedale a lavorare e la sera neanche tornavo a casa per non correre il rischio che mia moglie e i miei figli si ammalassero di CoVid. E mentre tu te ne stavi stravaccato sul divano a guardare la televisione sgranocchiando patatine e grattandoti il pacco, noi medici abbiamo capito come curare i malati. Non lo abbiamo capito subito, è vero, e probabilmente se fossimo partiti da una base di conoscenza maggiore ne avremmo salvati qualcuno in più di tutti quelli che la buccia a casa alla fine l’hanno riportata. Ma una cosa è certa: certamente non lo hai capito tu, che al massimo in quei momenti pensavi solo a lamentarti per le code all’ingresso dei supermercati e perché non ti era possibile la corsetta quotidiana al parco.

Quindi, se permetti, tra uno che non solo ha studiato molti anni (anche se, come è noto a tutti, Big Pharma ci costringe a imparare le menzogne che vuole lei e poi ci paga bene per replicarle sui social) ma ha anche visto coi suoi occhi la tragedia, e uno ignorante come una capra che la tragedia la guardava in televisione, vedi tu di chi ci si può fidare.

Guarda: io quelli come te non li banno solo perché le stronzate di cui disseminano i social hanno valore pedagogico, se capisci cosa voglio dire, e vanno lette da tutti in modo che ci si renda conto della loro abnormità. E, già che ci sono, ti chiederei anche una ulteriore cortesia: dovessi ammalarti in modo grave di covviddì, e non te lo auguro, credimi sulla parola, perché non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico, stai pure a casa e non far conto sull’ospedale. Tu ti risparmierai l’atto finale del complottismo, cioè il tubo in gola, e la sanità pubblica avrà risparmiato risorse utili a curare qualcun altro che magari a quelle cure ci crede.

E infine: se in questo preciso momento ti stai toccando i coglioni con un gesto apotropaico di antica tradizione (cerca pure su Google la definizione di “apotropaico”, la trovi tra “medicina omeopatica” e “scie chimiche”), ecco, vedi, la questione alla fine è tutta qui.

Lascia un commento