Dieci anni dopo (#02)

di | 23 Settembre 2022

Pensierino del tramonto roveretano, al termine della seconda giornata di lavori congressuali.

Credete che il vostro curriculum vitae sia quello che avete vergato sulle due o tre paginette del modello europeo? I posti in cui avete lavorato, magari non tutti perché qualcuno è meglio dimenticarlo, il numero di esami che avete firmato ogni anno, i congressi a cui avete partecipato come discenti o, molto più di rado e con alterne fortune, come relatori?

No, vi sbagliate. Il vostro vero curriculum è la fama che vi accompagna ovunque andiate, anche a svariate centinaia di chilometri di distanza. Sono le storie, sempre le stesse, che nei vari luoghi di lavoro si raccontano sul vostro conto. Sono i giudizi, uguali dappertutto, sulla vostra persona, su quanto valete come esseri umani. Sono le richieste di informazioni sul vostro conto, a conferma di quanto si dice di voi.

Restereste tutti enormemente sorpresi se sapeste come è piccolo il mondo, e quanto la vostra fama possa precedervi: nel bene e nel male. Di come i giudizi sul vostro conto, su una distanza abbastanza lunga, tendano a omogeneizzarsi: deve trattarsi di una legge naturale, del passaggio chiave di un’equazione di fisica quantistica.

Ed è come quando arriva la bolletta della luce: a volte capita che siate in credito, anche solo di pochi spiccioli; ma molto, molto più spesso, siccome il prezzo della corrente è aumentato, nella busta c’è la stangata di fine anno.

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