E’ tornato l’autunno.
L’autunno ha i tuoi colori: l’azzurro pieno del cielo di questi giorni, il giallo e rosso e marrone delle foglie in precario equilibrio sui rami degli alberi, il grigio umido di quando comincerà di nuovo a piovere, Dio lo voglia, e io me ne starò di nuovo nel silenzio del mio studio a lavorare, con la lampada accesa a spargere un po’ di luce bella sui pacchi di referti e sulle lettere della direzione.
E’ tornato l’autunno e io quest’anno l’ho scambiato per una primavera: ho voglia di cantare, canto in auto quando ritorno a casa dopo una giornata di lavoro, canto in doccia, canto mentre cucino, canto quando gioco, canticchio mentre lavoro, e quando non canto c’è comunque musica nell’aria a ricordarmi che la vita, come gli anni, ha le sue stagioni. E che questa, in particolare, mi piace assaissimo.
Perché finora non è mai esistita, nella mia vita, una stagione in cui io non abbia rivolto il pensiero a quello che era già stato, cercando di trarne conclusioni per lo più inappropriate. E nemmeno c’è mai stata una stagione in cui non avessi qualcosa da aspettarmi nell’immediato futuro, un sogno rimasto nel cassetto a rendere amari i bocconi da ingoiare.
Bene, quella stagione che non c’è mai stata è proprio questa. E non è che di sogni nel cassetto non ne abbia più: è solo che adesso non mi rendono più amari i bocconi.
E questo, se permetti, fa la differenza tra aspettare che cada l’inverno e godersi, invece, i colori caldi dell’autunno.