E’ qui che mi piacerebbe portarti, adesso che sei ancora così piccolo ma già riesci a macinare chilometri su quelle due piccole ruote che ti affascinano da quando nemmeno stavi in piedi sulle tue gambine grasse. In questo luogo magico mezzo terra e mezzo acqua, in cui cielo e fiume hanno le stesse tonalità di colore e l’aria sembra così ferma, Dio mio, da dare l’illusione che si sia fermato il tempo stesso. Ma tu, che in questi luoghi ci sei nato, non capirai perché si possa amare così tanto una terra che non è la tua e che ti ha accolto, molti anni prima, quasi senza fare domande.
E’ qui che vorrei portarti, in un giro lungo e lento dove la bellezza dei luoghi è talmente intensa da straziarti il cuore; sull’argine di un fiume pigro che ha deciso di nascere da una risorgiva per far meno fatica a raggiungere il mare. Ma dovrai andar piano, perché nella vita c’è da imparare che il viaggio conta più della meta e poi mica possiamo mettere sotto quelle famiglie di paperelle che attraversano la stradina sterrata, in educata fila indiana, come se i loro occhi potessero scorgere invisibili strisce pedonali (ma in realtà non sono paperelle, le stiamo offendendo, loro sono fistioni turchi e ne vanno assai fieri).
Poi ti condurrei a ville antiche sul fiume che potrebbero sembrarti un’oltraggio alla miseria, se non fossero così straordinariamente belle, incastonate come sono nel verde della campagna fluviale come una pietra preziosa su un anello; e per arrivarci passeremo su ponti di legno costruiti su sponde incantate, sotto l’ombra di alberi secolari, tu riderai perché la tua bicicletta farà vibrare le assi brunite e qualche folaga forse spiccherà il volo, spaventata dalla tua voce.
Poi faremo foto, e tante, e tornati a casa ce le guarderemo tutte e torneremo a riguardarle ogni volta che ne avremo volta, ogni volta che la vita di tutti i giorni ci inaridisce il cuore e non saremo in grado di accorgerci che la nostra tristezza nasce da lì, dalla lontananza assoluta che abbiamo sviluppato verso luoghi così incantati; e tu capirai che il cemento e l’asfalto, come tutte le altre cose che rendono troppo comoda la vita, prima o poi ti rubano l’anima, da albero ti trasformano in condominio o in autostrada e allora forse è già troppo tardi, la tua anima è perduta.