ECR 2013 #3

di | 12 Marzo 2013

Perché poi, ai congressi, oltre alla scienza, oltre a ritrovare i compagni di specialità, oltre a leggere poster su poster, c’è sempre una città da vedere. Il bello sta tutto lì:  anche per questo motivo, escluso il congressone ECR, le sedi congressuali vengono cambiate ogni volta. Il brutto invece, è che alla fine quella città la giri poco e niente.

Vienna è una città dalla scorza del nord Europa ma in cui pulsa un cuore caldo che ricorda un po’ casa nostra. Solo, con quel rispetto del prossimo che abbiamo perduto noi latini. Vienna l’avrei voluta vedere, l’avrei voluta camminare a lungo: perchè qui ci sono già stato. O, per meglio dire, c’è stato un Gaddo adolescente, in amore: il quale  decretò, con i suoi baci interminabili negli androni dei vecchi palazzi e i relativi rimbrotti dei professori, l’immortalità di questa città nel suo cuore.

Non è stato possibile ripercorrere quei passi di allora: e forse meglio, perchè chissà se sarebbe stato deludente scoprire che la ruota del Prater non è alta come la si ricorda, nè il cielo cosí terso, o la Sacher cosí dolce. Però è strano anche come in pochissimi giorni si faccia abitudine di novitá, ci sembri usuale il cammino verso il centro congressuale ad esempio, o la colazione luculliana dell’albergo. Strano in fondo cone l’uomo si adatti in fretta, per non sentirsi solo.

Insomma, Vienna l’ho un po’ annusata in questi giorni: ma non troppo. Il che è un ottimo motivo per ritornarci, alla fine.

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