Eri solo più lontana ma tu ci sei sempre stata

di | 22 Marzo 2016

Per Pasqua tornerò al paesello natio. Pochi giorni, solo quello che serve per salutare genitori, qualche vecchio amico che ha promesso di portarmi a spasso per la capitale del Regno e magari, se sono fortunato, anche i miei compagni di scuola.

Mi piacerebbe inforcare la mia vecchia Vespa Special dal colore improponibile, che ormai va per i 35, e una volta tanto lascerei a casa il casco per sentire il vento tra i capelli. Andrei con te lassù, sulla collinetta dove mi rifugiavo da ragazzo quando volevo smaltire le mie colossali tristezze di adolescente: passavo ore a riempire i quaderni di sciocchezze che, una volta tanto per fortuna, i miei genitori hanno meditato di smarrire incidentalmente durante l’ultimo (loro) trasloco.

E mi piacerebbe raccontarti di me, mentre soffia la brezza tiepida di aprile (non puoi immaginare quanto l’aria sia profumata di fiori e erba, a inizio primavera, sulla collinetta) e noi ce ne stiamo seduti all’ombra di una quercia a guardare il panorama del paese. Ti chiederei di non guardare in fondo, dove adesso il paesaggio è deturpato da un’orrenda centrale elettrica; piuttosto di volgere lo sguardo alla cresta spaccata del Vesuvio, lontano ma non così tanto, o all’isola di Ischia che galleggia sorniona proprio di fronte ai nostri occhi.

E ti direi tutto di me, dei miei sogni di ragazzo, di come siano accadute cose nella mia vita che mai avrei potuto immaginare, in quei giorni lontani. Potrei parlare così a lungo che a un certo punto mi chiederesti ridendo di smettere e ti metteresti a fare la stupida per far ridere anche me; e probabilmente ci riusciresti, come sempre.

Poi torneremmo giù in paese, tirando alla follia le marce della Vespa e cantando canzoni degli anni settanta: perché certe cose dovevano accadere, erano scritte nel libro del destino e questi luoghi aspettavano te da sempre affinché io stesso potessi conoscermi meglio, e riconoscermi. La vita fa di noi un boomerang: per quanto lontano ti possa lanciare, prima o poi la direzione si inverte e tocca tornare indietro.

L’importante è cadere sul morbido: ma questa è un’arte che tu devi ancora imparare, pavento. E nella quale nemmeno io sono particolarmente versato, come i fatti spesso dimostrano.

La canzone della clip è Ci sei sempre stata, di Ligabue, tratta dall’album Arrivederci, mostro! del 2010. La voce di quell’uomo gratta. Come la vita.

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