E sono qui, adesso, con il sottofondo di buona musica. Abbiamo disfatto l’albero di Natale, rimesso a posto le palline e i festoni e le calze della Befana. Anche quest’anno i bimbi hanno rotto il giusto numero di palle natalizie: è una metafora, lo so, bisogna disfarsi del vecchio e lasciare spazio al nuovo. Perché anche Lot, guardando indietro sua moglie, rimase letteralmente di sale. Però l’8 dicembre i bimbi l’albero lo hanno addobbato con i nonni lontani, e allora certe volte il cerchio si chiude bene e non esistono ieri, oggi e domani. Siamo tutti qui, siamo tutti adesso. Il resto sono chiacchiere.
Adesso i bimbi sono in terrazza, il cielo è azzurro, il sole splende freddo e sereno. Sento le loro voci allegre e penso a che farò domani, a come andrà a finire quest’anno terribile che ci aspetta. Ma sapete che vi dico? Non me ne frega nulla. Per me sarà come andare per funghi. Mi inoltrerò nel sottobosco e mi metterò in cerca: potrei tornare con il paniere pieno o vuoto, che importa, l’importante sarà aver cercato fra le radici degli alberi, in mezzo al muschio umido, fra le pietre. Aver cercato insieme a qualcun altro: dopo aver progettato che pezzo di strada fare insieme, e in che modo.
Quest’anno, che siate radiologi, specializzandi, studenti, pazienti o semplici passanti, vi auguro che sia un anno di ricerca. Cercate qualcosa. Trovatevi qualcosa a cercare e cercatela. Fate della vostra ricerca una missione sacra. Non lottate per tornare a casa vittoriosi, perché l’importante sarà stata proprio la ricerca.
E adesso vi lascio al vostro destino. Bon voyage.