Al mondo abita ancora qualche gentiluomo. E in tempi cupi come quelli in cui viviamo è una consolazione di non poco valore.
Qualche giorno fa la segretaria mi consegna una lettera. Una lettera di quelle vecchio stile, in busta bianca chiusa, con tanto di mittente; e il mittente era un chirurgo di un ospedale appartenente a un’altra USL provinciale. Mi allarmo subito, perchè la prima istintiva reazione di un radiologo a un evento del genere è la seguente: Oddio, cosa ho combinato stavolta?
Poi apro la lettera e leggo: e si tratta di un paziente che era arrivato da me con un sospetto clinico ben preciso, io gli avevo fatto una risonanza magnetica e lo avevo congedato con una diagnosi alternativa. Ebbene, il chirurgo che lo ha operato aveva trovato il tempo e la voglia di scrivermi una lettera e mettermi al corrente di tutto l’iter del paziente: il tipo di intervento, il decorso post-operatorio, la diagnosi istologica che corrispondeva alla mia diagnosi radiologica.
Ve lo giuro, sono rimasto senza parole. Un gesto del genere evoca spirito di collaborazione. Correttezza professionale. Gentilezza.
E qualifica chi lo compie: specie se è un chirurgo, e specie se è rivolto da un chirurgo a un radiologo (che nemmeno conosce di persona).