Già sgamato, ahimè

di | 12 Dicembre 2015

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Qualche anno fa, sto parlando del 2010, fui invitato per la prima volta a parlare al nazionale SIRM: si trattava di una sessione dedicata all’imaging della laringe e a volermi al suo fianco fu il professore universitario che ammiravo tantissimo e che, senza saperlo, mi aveva insegnato il mestiere nei vari corsi e congressi in giro per la penisola, dove io per anni lo avevo seguito con la costanza indomita che mi caratterizza e che può quantificare con precisione solo chi mi conosce bene.

In quella circostanza dovetti aprire la sessione: cercai di vincere l’emozione, che era forte, conclusi con puntualità svizzera la mia relazione (avevo provato i tempi per settimane intere) e andai a sedermi al tavolo dei relatori. Dopo qualche secondo, mentre mi godevo la tranquillità di chi ha già svolto il lavoro sporco, realizzai quanto segue: ero al nazionale SIRM, ero seduto accanto al mio impegnativo mentore e, soprattutto, guardavo la scena da una prospettiva inedita perché ero seduto dall’altra parte del tavolo. Seguirono cinque minuti di puro e ingiustificato panico: ingiustificato, soprattutto, visto che ormai il mio l’avevo già fatto.

Due sere fa ero a una cena aziendale: saluti di Natale con la Direzione. Lo dico subito, così mi tolgo il pensiero: non ho mai amato questo genere di eventi, sono uno che preferisce il lavoro alle pubbliche relazioni e semmai le relazioni mi piace curarle mentre lavoro. Ma ci sono circostanze in cui, lo riconosco, non ci si può sottrarre a occasioni ufficiali: allora metto in atto la collaudata tecnica che uso nelle cene congressuali. Arrivo, mi sparo subito quattro bicchieri di prosecco gelato (il nettare degli dei), mi sciolgo all’istante pur rimanendo perfettamente sobrio (ho un sistema di induzione microsomiale epatico ipertrofico, posso bere litri di alcolici senza ubriacarmi) e la mia disponibilità alle relazioni interpersonali aumenta con progressione logaritmica.

E’ stato così che mi sono lasciato cogliere di sorpresa quando il mio nome, insieme a quello dei due colleghi appena arrivati nella nuova azienda in cui lavoro, è stato pubblicamente citato, insieme a una breve nota biografico-lavorativa, per presentarmi ufficialmente al gruppo. L’applauso di benvenuto mi ha colto di sorpresa, allo stesso modo in cui mi colse di sorpresa l’aver realizzato, in occasione del congresso nazionali di cinque anni fa, di essere dall’altra parte del tavolo. In un certo senso anche qui sono dall’altra parte del tavolo, e la sensazione non smette al tempo stesso di incuriosirmi, sgomentarmi e lasciarmi perplesso.

Che poi, a fine serata, mi si avvicina il Direttore Sanitario con aria furba in viso e dice: Scrivi bene, tu, lo sai?

E io, dentro di me: Cacchio, nemmeno arrivato e già hanno sgamato il blog. Chissà, forse sarebbe stato il caso di restare anonimi: ma adesso, dopo dieci anni di post lanciati nel grande mare di Internet, pavento che non sia più possibile. E tutto sommato sapete che vi dico? Che non ho più niente da nascondere: come ho sempre detto, parlando di questo blog, io sono esattamente quello che leggete. Vi piaccia o meno quello che scrivo.

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