Il medico della mutua (recensione)

di | 16 Agosto 2014

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Ho letto questo libro con una certa curiosità perché anni fa avevo visto il film e tenuto sospeso il giudizio finale (in larga misura per l’interpretazione caricaturale di Sordi, che mi ostino controcorrente a ritenere buon caratterista ma mediocre attore, nel solco della commedia all’italiana di cui è stato indiscusso alfiere). Ho invece trovato il romanzo ben scritto, molto più misurato e realistico del film sebbene intriso di un cinismo bieco che invece ha poco di romanzato e molto di reale.

Quello del romanzo è un universo degradato e degradante in cui il protagonista principale, Guido Melli, è un giovane medico ignorante, arrivista, mammone e senza scrupoli disposto a tutto pur di accaparrarsi un numero di mutuati sufficienti alla vita di piccoli lussi ostentati che, in qualità di medico, ritiene suo inalienabile diritto vivere.

Ma gli altri protagonisti del romanzo non sono da meno, un caravanserraglio di maschere dell’orrore che somigliano molto da vicino a quelle che ci propone Sorrentino nell’incipit de La grande bellezza: il primario arrivato, i colleghi di clinica che si scannano tra loro, la vedova del collega schiattato di cancro che procurerà i mutuati a Melli, la madre ossessiva, tutti quanti vivono in un misero universo mosso dalla legge bestiale del più forte o del più furbo. Nessuno degli attori della storia, in alcuna circostanza, è mosso da slanci etici o avverte rimorso per i propri fini o atti: e dunque, per definizione, tutti sono irredimibili. Persino Teresa, la fidanzata di Guido che alla fine appare come l’agnello sacrificale della vicenda, scrutata in controluce non è migliore dei mostri che la circondano o animata da sentimenti più nobili.

Come fondale la struttura mutualistica del sistema sanitario nazionale dell’epoca, che è poi la radice malata di quello in cui ci dibattiamo oggi. Certo, sono cambiati i tempi ed è cambiata la medicina; non esiste più la mutua e invece ci sono le aziende sanitarie. Ma uguali sono rimasti i vizi dei medici italiani e dei loro amministratori, il pressappochismo, la cialtroneria, la scarsa preparazione culturale di troppi: al punto che le parole di uno dei protagonisti della vicenda, circa l’inutilità della laurea in medicina perché qualunque infermiere sarebbe in grado di prescrivere una terapia adeguata al paziente, trova riscontro nei deliri inconsapevoli di qualche potente di passaggio dei giorni nostri. La moltitudine dei mutuati riempie gli spazi vuoti sulla scena: tutti insieme, i pazienti costituiscono l’ennesimo personaggio degradato della storia, completamente scollegato dal tessuto sociale e civile in cui si muove, interessato unicamente al proprio benessere del momento e capace di nefandezze incredibili. Per chi, come me, sia animato da analoghi dubbi di categoria, consiglio il capitolo dedicato alle rivendicazioni sindacali dei medici: l’unico momento della storia nel quale, con molta fatica, la classe disgregata dei medici trova l’unità necessaria a ottenere il solo risultato che gli sta a cuore, ossia l’aumento salariale.

Insomma, se desiderate una lettura leggera e divertente Il medico della mutua, romanzo scritto da un medico sui medici e dunque verista in senso lato, non vi metterà di buonumore. Anzi, se c’è una lezione che potrà impartirvi è sempre quella del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: che tutto sembra cambiare ma alla fine nulla cambia. Perché la sostanza della quale siamo fatti, tutti, è sempre la stessa.

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