Il metodo logico della garza in pancia

di | 15 Maggio 2014

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Un internauta mi scrive sottoponendomi un interessante quesito. La questione nasce dal solito episodio di malasanità sbandierato da giornali e telegiornali, e che potete leggere a questo link.

In poche parole, una povera crista si sottopone a un intervento chirurgico e si ritrova in condizioni peggiori di prima. Va in Pronto Soccorso per i dolori addominali, non la cagano neanche di striscio, lei continua a star male e questo calvario si ripete per sette, dico sette, volte. Alla fine qualcuno dice: facciamole una radiografia dell’addome. Et voilà, ecco sbucare dal nulla garze e ferri operatori dimenticati in pancia. I giornalisti si strappano le vesti e invocano, come loro solito, il provvidenziale intervento della magistratura.

La domanda dell’internauta è chiara: Secondo te questo non potrebbe essere il rovescio della medaglia di dire che si fanno troppi esami e che l’80% degli esami sono inutile? Ma poi un esame negativo è un esame inutile? i migliori fisici dicono che da un esperimento sbagliato si impara molto di più che da un esperimento che è andato bene. Possibile che uno va 7 volte in PS e a nessuno viene in mente di fare un esame dal costo di 20-30 euro che può salvare la vita a una persona? Alla fine a questa signora è andata bene, poteva tranquillamente morire. Siamo sicuri che a furia di ripetere che non si devono fare esami ma che basta l’esame clinico, che essendo fatto da una persona non è un dato oggettivo come invece può essere un rx addome, non ci troveremo sempre più di fronte a casi del genere?

Le risposte ai quesiti sono semplici: dal punto di vista della signora in questione, cioè del singolo paziente, certo che ci voleva un esame meno gravato dalla soggettività di una “semplice” visita. Certo che con una modica spesa si può salvare la vita a una persona. E, certo come il giorno del giudizio, ci troveremo ancora di fronte a casi del genere.

Ma se affrontiamo la questione da un punto di vista più generale i conti non tornano più. Perché una “semplice” visita resta comunque e sempre il punto di inizio: il bravo medico trae da quella indicazioni a fermarsi, procedere oltre, addirittura agire in stato di urgenza. Un esame radiologico negativo è per definizione inutile: costa un tot in termini economici, un altro tot in termini biologici e soprattutto definisce i limiti del medico che ha eseguito l’approccio clinico. Più un medico è competente, meno esami radiologici vengono ritenuti necessari e richiesti. Più esami negativi colleziona un medico di pronto soccorso, per dire, meno è adeguato al ruolo che riveste. Questa è semplice matematica, oppure semplice buon senso (fate voi): le relative valutazioni non stanno a me, che comunque sarei assai drastico, ma ai responsabili dei singoli reparti e delle amministrazioni ospedaliere.

(In più, non è metodologicamente corretta l’analogia dell’esperimento fisico: in medicina non stiamo sperimentando, nel qual caso l’internauta avrebbe ragione, ma stiamo applicando linee guida già verificate e accettate nel consesso scientifico mondiale).

Insomma, quello che voglio dire è che sia in termini generali che in termini relativi al periodo storico che stiamo vivendo, così povero di risorse sotto ogni punto di vista, non possiamo ragionare sul singolo caso andato a finire bene (o, peggio, a finire male). Dobbiamo attenerci a criteri più universali: l’appropriatezza, le linee guida, la medicina basata sulle evidenze, il calcolo del rapporto costo-beneficio per ogni singola procedura, le teorie di riduzione degli errori in medicina. L’errore logico in questa circostanza sta nell’attribuire a un singolo caso valore generale: ma questo non ce lo possiamo permettere, né come pazienti (l’errore in medicina è umano, perché la medicina la praticano gli uomini, e purtroppo inevitabile) né come medici (che dovrebbero essere sottoposti a controlli molto più rigorosi di competenza e risultati, e magari retribuiti in misura differente a seconda dei risultati ottenuti). Dalla nostra, visto che i soldi son finiti, non abbiamo che il conforto della statistica: la quale ci dice che gli errori gravi in Italia sono pochi, che la medicina italiana salva la pelle alla gente e che, tutto sommato, i medici conviene supportarli che crocifiggerli a ogni singolo errore.

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