Turno ecografico, che voi sapete bene quanto io lo ami.
Impegnativa illeggibile. Ma proprio illeggibile, sul serio, nel senso che non riesco a decifrare una sola parola.
Il signore, di mezza età, si stende sul lettino. Panza enorme, lo standard per l’esame ecografico perfetto.
Radiologo: Perché fa l’esame?
Signore: E io che ne so?
R: Il suo medico perché l’ha mandata qui?
S: Boh.
R: Che disturbi ha?
S: Io non ho nessun disturbo.
Momento zen. Quello per il quale mi sono addestrato una vita. Mantenere il controllo anche quando l’interlocutore cammina sul filo di non vi dico cosa.
Ecco il motivo per il quale chiunque discetti di appropriatezza prescrittiva, prima di aprire bocca, dovrebbe avere il buon senso di passare una giornata tipo insieme alla vittima sacrificale, cioè il radiologo. Poi, ma solo poi, si può pensare al resto: analisi retroattive e proattive, liste d’attesa (scusami, Ottavio), audit e, come direbbe qualcuno dalla fronte inutilmente spaziosa (ma neanche tanto), quant’altro.