Il Rondone

di | 8 Novembre 2022

Ho un’immagine ben nitida nella memoria: io e i miei figli che lanciamo in aria il Rondone. 

Il Rondone fu acquistato nel mercatino della città di Sarmede, vicino Vittorio Veneto, durante i giorni delle Fiere del Teatro (Sarmede, per chi non ne è a conoscenza, è una specie di città delle fiabe in cui si tengono alcuni eventi dedicati ai bambini, tra cui, appunto, le Fiere. Se abitate in zona, ma anche se vivete lontani, portateci almeno una volta nella vita i vostri figli).

Il Rondone era un aeroplano di polistirolo, ben bilanciato, che grazie alla possibilità di modificare l’assetto degli alettoni poteva essere tarato sia per i lanci lunghi, in orizzontale, che per le evoluzioni acrobatiche. L’unico problema, quando avevi a che fare col Rondone, era evitare che finisse in mezzo a un campo recintato, in un giardino o sul tetto di qualche casa vicina. Mio figlio, in particolare, ci andava matto: il massimo della vita era giocarci in spiaggia, specialmente quando tirava un po’ di vento.

Oggi, lo sapete quasi tutti, è la giornata mondiale della Radiologia. L’8 novembre di 127 anni fa, a Würzburg, Wilhelm Conrad Röntgen lanciò il suo Rondone: mentre studiava le radiazioni anodiche e catodiche, avvalendosi di un tubo in cui era stato realizzato il vuoto spinto, si accorse che uno schermo cosparso di platinocianuro di bario, a poca distanza dal tubo stesso, emetteva una luce molto fioca. Vi risparmio il resto della storia di questa fenomenale scoperta, che culminò nella prima radiografia della storia (la mano con anello della moglie Bertha) e che diede inizio all’incredibile avventura della Radiologia. Vi invito però a riflettere su quanto ho scritto all’inizio: Röntgen quel lontano 8 novembre lanciò nel cielo un Rondone che, approfittando di una serie di venti favorevoli, non si schiantò contro un muro, non finì su un tetto irraggiungibile e non si perse nelle onde del mare. Quel Rondone è giunto fino a noi.

Come qualsiasi altra cosa, per esempio il Rondone, anche la scoperta dei raggi X è una valida metafora della nostra esistenza. Quando tra poche ore guarderò insieme a mio figlio la partita di campionato del Napoli sarà facile dirgli: lo vedi, anche Khvicha Kvaratskhelia (per i non esperti: uno degli attaccanti del Napoli) quando era piccolo ha lanciato un Rondone che dal luogo più improbabile del pianeta, la Georgia, ha raggiunto le nostre coste. Guarda quanto ha volato, il suo Rondone, e chissà in quali altri posti dovrà atterrare.

Ma gli dirò anche un’altra cosa, e non causalmente gliela dirò proprio in occasione della decima giornata mondiale della Radiologia: il Rondone ti fa arrivare da qualche parte, è vero, se lo lanci bene. Ma esiste un punto preciso da cui decidi di lanciarlo, e quel punto lo scegli perché a spingerti sono l’ambizione, la fame, la disperazione, la voglia di cambiamento. Ecco, gli dirò tra poche ore, è il punto da dove decidi di lanciarlo che fa la differenza, anche se a motivarti dovesse essere la necessità di evadere da una prigione. Il resto lo faranno le correnti aeree, le condizioni atmosferiche, la perizia con cui hai curato l’assetto, la forza con cui lo hai lanciato.

Ma è la motivazione, che si trovi nello studio di un vecchio fisico tedesco di fine ‘800, sulla spiaggia dove un bambino biondo lancia il suo Rondone, nel cortile dove un ragazzino georgiano senza futuro giocava a palla con gli amici o nella libreria ormai semivuota di uno studio ospedaliero, a fare sempre tutta la differenza di questo mondo.


La canzone della clip è “Il rondone” di Flavio Giurato, uno dei cantautori più sottovalutati della storia della musica italiana, tratto dall’album “Per futili motivi” (1978). L’album successivo sarebbe stato “Il tuffatore” (1982), uno dei capolavori della musica leggera italiana che tutti dovrebbero conoscere. Ne approfitto per ringraziare Manuel, senza il quale questo post (e forse anche tutti gli altri dopo) non avrebbe mai visto la luce.

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