Stupenda giornata di sole.
Colori minerali, vento. Cielo azzurro, nuvole bianche.
La spiaggia è quasi vuota, solo ragazzi che mangiano panini e si abbracciano.
Sono seduto e penso a un bel po’ di cose mentre i cugini corrono e sudano per bene. A un certo punto si mettono a giocare a calcio coi ragazzi più grandi, e il mio osa l’impossibile: un tunnel all’adolescente avversario. Il quale sorride e non lo mette nemmeno a terra, come lo sconsiderato bambino dai piedi di banana avrebbe meritato (perché il calcio non è uno sport per signorine, lo sanno tutti).
Mentre rientriamo sul lungomare incrociamo due ragazzi che si tengono per mano. Li guardo con affetto, perché come puoi non voler bene a due ragazzi che si amano. Poi però mi emerge un pensiero improvviso, sgradevole, come se non fossi io a pensarlo: Certo, penso, è facile essere felici a sedici anni. Provate a esserlo a cinquanta, provate a esserlo dopo vent’anni di matrimonio e qualche figlio.
Lo dico alla santa donna: e lei, invece di rispondermi che sono il solito cinico stronzo, ride di gusto e dice che ho ragione.
Ed è una stupenda giornata di sole.
Colori minerali, vento. Cielo azzurro, nuvole bianche.
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