Nonna Triste ha gli occhi dolci e la voce sottile: perché non è davvero nonna. E’ una nonna in prestito, in comodato d’uso. Una nonna che non diventerà tale nemmeno per usucapione, passato il giusto tempo.
Nonna Triste si occupa di bambini non suoi. Immagino con quale cura, quale amore va a prenderli a scuola il pomeriggio, fa i compiti con loro, li accompagna a fare sport. Mi racconta tutto di Paolo, Luca ed Emma mentre cerco di arginare il fiume in piena delle sue parole perché ogni tanto, durante l’ecografia dell’addome, bisogna tacere e trattenere il fiato.
Ma è solo alla fine che tutto diventa chiaro. Sulla pancia, in basso, c’è una cicatrice: le chiedo di quale intervento chirurgico. Lei mi dice: Ho avuto due interventi all’utero, servivano per avere figli. Poi gli occhi le si inumidiscono, e conclude: Ma non sono riuscita ad averli.
Prima di salutarla, mi chiedo cosa voglia significare per una donna con quell’istinto e quella voglia di maternità avere un utero che non fa il suo dovere. Un organo che è lì per quel preciso motivo, e nessun altro, e tuttavia non funziona. Che genere di frustrazione possa provare, che amarezza distillata negli anni.
Poi però ripenso a Paolo, Luca ed Emma. Per i quali, forse, Nonna Triste in comodato d’uso è la cosa migliore mai capitata.