Lamentarsi con moderazione

di | 29 Agosto 2021


Avvertenza: la foto che accompagna il post non è per unirmi al coro, sia pur meritato, di celebrazioni per l’atleta in questione. È, al mio solito, un tentativo di ribaltare il punto di vista tradizionale sulla questione.

Fateci caso: ovunque voi siate (supermercato, spiaggia, posto di lavoro, automobile, coda alle poste, casa vostra) è estremamente probabile che qualcuno si stia lamentando. Del tempo, del governo (in genere ladro e canaglia), dei vaccini, di chi non vuole vaccinarsi, del marito o della moglie, dei tempi d’attesa per un esame in ospedale, dei vicini rumorosi, della coda stessa alle poste, del mal di schiena cronico, del figlio che va male a scuola e dei professori del figlio, anch’essi canaglie, che non sanno valorizzarlo. Ci si lamenta dello stipendio, delle ore di lavoro (va detto oggettivamente: in questo sventurato  paese, inutilmente troppe), della maleducazione altrui, dei prezzi che aumentano, dei ristoranti pieni, dei ristoranti vuoti, dei ristoranti chiusi, dei runner paranoidi, dei ciclisti in mezzo alla strada, dei guidatori imbranati, dei neonati che piangono, dei bambini che giocano, dei vecchi che non si decidono a morire e che resistono pure alla pandemia.

Ecco, l’esercizio spirituale che vi propongo oggi è seguente: quando vi torna la voglia di lamentarvi di qualcosa, qualsiasi cosa, dimenticando per qualche istante che anche voi infastidite di continuo, e per gli stessi futili motivi, il prossimo vostro, soffermatevi a guardare per qualche secondo, con attenzione, la foto di Bebe Vio.

Ve lo assicuro, perderete solo pochi secondi: ma avrà del miracoloso.

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