L’Italicum spiegato ai radiologi

di | 1 Maggio 2015

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In risposta all’invito formale di Stefania, che si aggiunge ai parecchi tra amici e colleghi che (anche via mail) mi hanno chiesto come diavolo sia strutturato questo Italicum di cui tanto si favella in questi giorni, ecco le due righe promesse. Non saranno molte di più: se un radiologo può asciugare il suo referto all’essenziale, quasi limitandosi alla sola diagnosi, può anche riuscire a spiegare l‘Italicum in poche parole. In ogni caso, vi ringrazio per l’immeritata stima che mi accordate come commentatore politico (sic).

Avviso subito che non commenterò l’implicita ambiguità semantica della nuova legge elettorale, che a volte temo non esser casuale, né parlerò di come siamo arrivati a questa proposta di legge elettorale passando per una miriade di altre proposte molto diverse tra loro: chi ha voglia si armi di una connessione internet e vada in cerca di notizie sulla triste storia d’Italia dal Porcellum all’Italicum. In più, per una volta, cercherò di mantenermi neutrale nell’approccio al problema e di fornirvi solo dati nudi e crudi: un’opinione finale potrete farvela voi, da soli.

Punto 1: l’Italicum si applicherà alla Camera ma non al Senato. Questa scelta implica la fine del bicameralismo perfetto nel nostro paese: il che potrebbe tradursi, ma è tutto da dimostrare, in una maggiore snellezza del legislatore, però non dimentichiamoci che il bicameralismo perfetto era nato per arginare rigurgiti fascisti di ogni genere e grado (scusatemi, sono già venuto meno all’intento di rimanere neutrale. E uno).

Punto 2: i partiti non si presentano in coalizioni ma da soli, con il loro simbolo in bella vista. Quando sarete in cabina elettorale troverete, accanto al simbolino del vostro cuore, il nome del capolista (scelto dal partito, dunque di nomina divina) e due righe in cui esprimere due preferenze, una di sesso maschile e una di sesso femminile. Vi chiedo venia, ma preferisco astenermi da commenti personali su questa follia, condotta ormai al parossismo, delle cosiddette quote rosa.

Punto 3: se un partito ottiene il 40% dei voti totali vince il premio di maggioranza e ha diritto a 340 seggi, ossia alla maggioranza assoluta (sottolineo: assoluta). Se il partito che ottiene più preferenze non supera il 40% va al ballottaggio con il secondo partito, e chi vince il ballottaggio vince anche il premio di maggioranza (340 seggi, maggioranza assoluta. Sottolineo: assoluta).

Punto 4: il capolista viene eletto per nomina divina, gli altri sulla base dei voti che hanno preso singolarmente.

Punto 5: la soglia di sbarramento per i singoli partiti tutti è fissata al 3% e non vale più il premio di coalizione, come nel Porcellum.

Ecco, questo è quanto. Se ho commesso imprecisioni vi prego di correggermi, se possibile educatamente. Se non le ho commesse rileggete almeno due volte quanto ho scritto e pensateci su bene: non è necessario esprimere commenti personali su questo blog, che è un blog tecnico e non di politica nazionale, ma sarò comunque lieto di sapere che idea vi siete fatta sull’argomento. Perdonate anche le sbavature della neutralità in nome della quale mi ero proposto quale divulgatore di questa amena novità costituzionale: è che a volte mi sembra di guardare parecchio lontano, in direzione del futuro, e quello che vedo non mi piace per niente.

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