E già che siamo in tempi di crisi, parliamo di crisi. E siccome la crisi ha letteralmente distrutto la cosiddetta classe media, un sacco di medici onesti e laboriosi si trovano in una situazione sgradevole, mai vista prima (almeno, a memoria d’uomo).
Si chiacchierava con un collega giovane, assunto non da molti anni, di stipendi. E lui raccontava di come, lavorando solo in ospedale e senza nessun genere di incentivo, lo stupendio netto non gli consentisse nessun genere di scialo. Specie se hai un mutuo salato da pagare e magari due bambini piccoli a cui provvedere. Ricordo la frase precisa: Io e mia moglie dobbiamo farci i conti per andar fuori a mangiare la pizza. Detto da un medico fa riflettere, no? E l’operaio o l’addetto del call center, che guadagnano la metà di lui? Diosanto, mi vengono i brividi solo a pensarci.
Il che fa specie: perchè io nel 1999, da neoassunto, come primo stipendio ho preso la bellezza di 3.900.000 lire. Adesso sarebbero 1800 euro: una miseria, da non arrivare a fine mese come accade in tante famiglie italiane. Ma all’epoca, giuro, erano uno sfracello di soldi! E, soprattutto, rispetto alla borsa di studio della specialità i soldi erano letteralmente raddoppiati!
Come è possibile che dieci anni ci abbiano impoverito in questo modo? Crisi mondiale o non crisi mondiale?
Ecco la domanda che vorrei tanto fare a chi ci ha mangiato su e chi ha permesso a tanti di mangiarci su, dal 2002 a ora. Quando i commercianti si lamentano della crisi la risposta mi sale alla testa insieme al sangue vivo: Dove eravate quando i prezzi sono stati raddoppiati dall’oggi al domani? Invece che parlar tanto di zoccole: che non aumentano il decoro generale del paese, che peraltro è già basso di suo, ma nemmeno lo atterrano. Se invece di incastrare i politici con le zoccole (o gli zoccoli, per par condicio, se no poi vengo censurato), pensate se li avessero incastrati con gli sperperi e le disonestà del cambio di moneta (o con tutti i capitali fatti rientrare precipitosamente dall’estero, a prezzo di saldo, mentre in tanti continuavano a pagare un terzo dello stipendio di tasse).