Carla (la chiameremo così anche se non è il suo vero nome) mi ha raccontato una storia.
Di recente Carla si reca in un paese straniero per un piccolo intervento chirurgico. In sala operatoria c’è qualcosa che non va per il verso giusto: Carla ha un’emorragia difficile da controllare, va in fibrillazione, la tirano fuori per i capelli da una situazione ormai drammatica.
Poi segue la degenza ospedaliera, che si concretizza in quanto segue:
- 200€ per ogni notte di degenza;
- 150 € per ogni singola trasfusione;
- 270€ per la visita cardiologica;
- 170 € per il monitoraggio cardiaco.
Insomma, alla fine Carla deve sborsare più di 2000€ per riportare a casa la buccia, e al momento è ancora bloccata all’estero perché il decorso post-operatorio è lungo e faticoso.
E allora, con il suo permesso, lascio parlare lei.
“Quando mi sono sentita male hanno perso tempo a rassicurarsi che io avessi i soldi per pagare l’ospedale, prima di procedere. E se così non fosse stato mi avrebbero lasciata morire”.
“È la prima volta che mi rendo conto di quanto siamo fortunati in Italia ad avere un sistema sanitario che aiuta chiunque a prescindere dal fatto che si possa permettere o meno le cure”.
E poi: “Sorvolo sul fatto che ho ricevuto una scheda medica totalmente inattendibile, che non riportava nemmeno quanto sangue mi sia stato trasfuso e non riportava due giorni di degenza. In Italia per queste cose si fa causa, qui è già tanto se porti a casa la pelle”.
“Non esiste umanità, caso particolare o qualsiasi cosa possa scuotere il cuore di un medico mentre sei in fin di vita. Se hai soldi si fa di tutto per salvarti la vita, se non puoi pagare no”.
Ecco, questo è tutto. Quando noi medici vi ripetiamo, fino allo sfinimento, che dovete essere contenti della vostra sanità pubblica, esserne fieri, orgogliosi, che dovete difenderla a ogni costo, che i medici sono una specie protetta e da proteggere ancora, e che gli errori sanitari sono ben piccola parte rispetto al numero di casi e pazienti condotti a buon fine, è a questo che mi riferisco. E voglio aggiungere un’ultima frase di Carla, forse la più significativa:
“Mi hanno colpito molto le sue parole, ci tenevo a dirglielo privatamente perché io tutta questa umanità l’ho trovata solo nei medici italiani”.
Io non so se questo sia vero, e sinceramente al momento non me ne frega nulla. Io vedo soltanto i miei colleghi in azione ogni giorno, e so che ci mettono cuore, tempra, resistenza e passione. Non tutti, non in modo uguale, ma ce li mettono. L’umanità non è una dote innata: si sviluppa con il tempo se la natura ti ha dotato di un seme da cui può crescere e svilupparsi.
In un medico l’acqua per far germogliare quel seme la mettono i pazienti. E se non la mettono, la pianta secca e muore, lasciando tutti senza frutti.
La canzone della clip è “Amerika”, di Vale LP, stupenda ragazza nata nel mio paese lontano.