Leggo proprio adesso (questo è il link) della recente crezione di un cerotto elettronico in silicone che, applicato sulla pelle di un individuo, dovrebbe fornire informazioni su eventuali alterazioni del suo stato di salute. E, soprattutto, inviarle via wireless a diversi tipi di dispositivi eletronici.
In particolare, ci viene spiegato che il cerotto elettronico “…al suo interno contiene sensori di misurazione del battito cardiaco, della disidratazione, di alterazioni della temperatura, contrazioni e rigonfiamento dei muscoli”: informazioni cliniche che, come è noto, nessun paziente ma neanche nessun medico è in grado di raccogliere con le sole proprie forze.
E ancora: “La sperimentazione del cerotto sui pazienti ha avuto finora esiti positivi e i soggetti non hanno lamentato alcun disturbo”. Rassicurazione d’obbligo, sulla quale non avevo alcun dubbio.
Per finire, l’inventore spiega: “Questa tecnologia può essere usata per monitorare il cervello, il cuore e l’attività dei muscoli in maniera del tutto non invasiva, mentre il paziente è a casa così che i pazienti possono superare la necessità di rimanere confinati nella stanza di un ospedale per le ore di trattamento o di monitoraggio”. Peccato che non risultino chiari, persino a un addetto ai lavori come me, i meccanismi grazie ai quali il cerotto dovrebbe poter monitorare l’attività non dico cardiaca, ma addirittura cerebrale; tuttavia facciamo finta di niente, l’importante in questi casi è abbozzare. Nè è chiaro in che modo il dispositivo sia “in grado di riconoscere i segnali precoci di malattia e consentire un immediato intervento”: si tratterebbe davvero di una rivoluzione copernicana, chi ha inventato il cerotto avrebbe diritto a vincere per dieci anni di seguito il premio Nobel per la medicina (cosa che, come immaginate, non accadrà).
Il top, tuttavia, è nella riflessione conclusiva: “In futuro, grazie alla capacità del cerotto di diagnosi immediata e la disponibilità della linea wireless, che permette il rapido invio dei dati rilevati, sarà possibile trasmettere le informazioni al cellulare del paziente e poi allo studio medico. Consentendo un notevole risparmio di tempo”. Ma quale risparmio di tempo? In che modo i dati rilevati, di qualunque natura essi siano, potranno essere messi insieme da un medico che non ha nemmeno davanti il suo paziente e che già in condizioni normali piuttosto che visitarlo preferisce farsi rinchiudere in un lager nazista? La risposta alle mie domande tendenziose giunge sorniona, in chiusura: il cerotto potrebbe “rappresentare una grande scoperta soprattutto per quei soggetti che hanno bisogno di un monitoraggio continuo, come i malati di diabete o chi ha avuto infortuni muscolari”. Ah, già, dimenticavo: quanti morti per strappi muscolari vediamo ogni giorno arrivare nel nostro sconsolato pronto soccorso. La vera piaga del millennio, gli strappi muscolari, altro che l’AIDS o il cancro.
Siccome pare che il cerotto possa già essere in commercio per fine anno, un solo consiglio: state molto attenti. Il prossimo passo, ormai dichiarato da anni, è l’innesto del chip sottocutaneo contenente non solo informazioni sanitarie dell’individuo ma anche quelle di altra natura (il conto bancario, i dati della nostra identità personale, le e-mail, insomma quello che volete voi). Dopodiché in tutto il globo terracqueo non ci sarà più nessun posto dove nascondersi, e per ridurre alla ragione i cittadini indisciplinati basterà un click sullo schermo touch di un iPad qualsiasi, in qualunque parte del mondo, tenuto in mano da chiunque vi stia dicendo in questo momento che il cerotto in silicone sarà in grado di salvarvi la pelle.