Non farti cadere le braccia, corri forte, va più forte che puoi

di | 4 Aprile 2021

Non ve l’ho ancora detto, ma da qualche mese si è finalmente attivata la rete formativa tra la mia azienda ospedaliera e l’Università di Padova. Il che vuol dire, per il sottoscritto, ritornare dopo parecchi anni ad avere specializzandi in Radiologia che circolano per il reparto.

Non è facile spiegare cosa vuol dire, per me, una frequentazione del genere. Vuol dire tempo dedicato a loro, anche quando dovresti occuparti di altro. Preoccuparsi che siano sempre occupati in modo costruttivo, che imparino quello che sono venuti a imparare. Che trovino la strada della mensa, i primi giorni. Che abbiano un posto dove cambiarsi. Sperare che qualche collega, se io ho una riunione o sono nell’altro ospedale, sia disposto a dedicare loro una parte del suo tempo. Trovare loro articoli, approfondimenti. Mostrargli un modo alternativo di lavorare: che potrebbe non essere il migliore, intendiamoci, ma almeno gli permette il confronto.

Ogni tanto qualcuno passa e mi dice: Ma come fai a star dietro anche a quest’altra cosa? Io in genere sorrido, e quasi mai rispondo. Come faccio? Trovo l’energia nei loro sguardi, quando si illuminano di una comprensione che prima non c’era. Traggo forza quando mi mettono in difficoltà e sono costretto, insieme a loro, a prendere in mano un libro e verificare la correttezza delle mie convinzioni. Mi piace quando a volte la mattina li lascio a refertare da soli e il pomeriggio correggiamo insieme il lavoro. C’è una bellezza, in tutto questo fare, che ogni volta mi disorienta.

Per cui, che vi devo dire, non importa che io torni a casa stanco il doppio. O che a volte debba fare lavoro aggiuntivo la sera, per restare in pari. Quando svolgi un mestiere come il mio la cosa più bella è condividere la tua esperienza: un po’ come lanciare semi in un campo e poi sperare che qualcuno germini. È stato fatto con me, e io continuo testardamente a farlo con chi prima o poi dovrà sostituirmi. È fatica, ma soprattutto gioia.

Un giorno, presto o tardi, torneranno alla casa madre, in università. Prima di andar via mi ringrazieranno per tutto quello che ho fatto, come già generazioni di specializzandi negli anni scorsi, quando ancora lavoravo a Treviso: e non sapranno mai che invece sono io a dover ringraziare loro. 

Ma voi non glielo dite mai, mi raccomando. Che resti un segreto tra me e voi.


La canzone della clip è “Non farti cadere le braccia”, di Edoardo bennato, dall’album omonimo del 1973. Una guida alla sopravvivenza espressa in pochi versi: “Non puoi fermarti ora/Lo so, ti scoppia il cuore/Dici anche di voler morire/Dici è meglio che correr così/Ma no, non puoi fermarti”. Chi non lo ha provato, almeno una volta nella vita, non sa nulla della vita stessa.

4 pensieri su “Non farti cadere le braccia, corri forte, va più forte che puoi

  1. Federico Balducci

    Gentile Dottore,
    Credo che fare una rotazione con Lei come tutor sarà una delle cose più emozionanti dei quattro anni di scuola di specializzazione

  2. asiani

    Sono assolutamente d’accordo con te; lavorare con i giovani è un valore aggiunto e tutto quello che dai come scienza radiologica e come esperienza di vita rimarrà sempre nelle loro menti e nei loro cuori,
    Te lo dico io che non sono un “romantico”!

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