Notte prima degli esami

di | 16 Giugno 2015

Prendo sonno un attimo, in piena notte, dopo l’ennesimo scroto acuto che acuto non era: e comincio a sognare Milano, un’amica che mi porta alla sede della FAO, non so a far cosa, poi uffici che non si trovano e varie amenità che fanno parte del corredo onirico scombinato del guardiano notturno. Mi sveglia Angela, una collega del PS.

Angela: Scusa l’ora, avrei una sospetta appendicite acuta.

Radiologo: Angela, tesoro, sono le sei meno un quarto e fuori cinguettano gli uccellini. Ho appena chiuso gli occhi e mi sta montando un’emicrania tremenda. Se te la faccio alle sette?

Angela: Lo sai anche tu, non te la chiederei mai a quest’ora in condizioni normali.

Radiologo: E quali sarebbero le condizioni eccezionali?

Angela (ghignando): Domattina, anzi questa mattina, la ragazza ha gli esami di maturità.

Detto fatto, giù dal divano, diretto in sala ecografica. Lei è stesa a pancia in alto.

Dico: Bel momento per l’appendicite, vero? Non è che il corpo sta proponendo di rimandare tutto?

No, dice lei. L’esame io lo voglio fare!

Lo credo bene, penso io. Una intera estate libera da impicci, la più bella della propria vita, aperta a ogni genere di sviluppi futuri. Una vista sul domani che ancora non prevede fallimenti e delusioni.

Cosa farai dopo? le chiedo.

Non lo so, risponde. Economia o farmacia.

Io penso, e glielo dico, che le due materie non abbiano molti punti in comune; ma le dico anche che io ho deciso all’ultimo momento, come lei, e che l’alternativa a medicina era lettere classiche. Dunque, a quanto pare, sono la persona meno indicata a impartire giudizi di sorta.

Alla fine, tra una chiacchiera e l’altra, l’appendicite acuta c’è e si vede parecchio bene. La ragazza dovrà saltare la sessione ufficiale, non potrà fare il compito di italiano e quello di matematica con i suoi compagni di scuola. Ci salutiamo, lei ha una piccola lacrima che scintilla nell’angolo degli occhi, Quello più celato agli occhi meno esperti.

E comunque sia, ragazzi miei, in bocca al lupo a tutti voi. Fate un bel compito di italiano, appassionato e sincero, e se così non fosse non preoccupatevi perché tanto i vostri professori si berranno la qualunque; e poi programmate la più bella estate della vostra vita. Sapendo bene, ma questo ve lo dico io senza che nessuno di voi al momento possa e voglia credermi, che le più belle estati verranno dopo, tra molti anni, quando avrete finalmente capito, più o meno, chi diavolo siete diventati.

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