Certo, oggi vi parlo di viaggi.
Viaggi non lunghi dal punto di vista dei chilometri percorsi, sebbene immagini che a fine anno il contachilometri della mia auto registrerà un inedito balzo in avanti rispetto allo standard dell’ultimo decennio, e comunque si tratta di chilometri buoni durante i quali chiamo gli amici, ascolto buona musica e audiolibri e podcast, o me ne sto in silenzio a sentire la strada sotto le ruote e a guardare il panorama piatto e verde di questa bella parte di Veneto.
Eppure questo è un viaggio più lungo degli altri. Ridendo e scherzando, ho realizzato quanto segue: è ormai quasi un anno che lavoro all’ospedale del fiume e il tempo è letteralmente volato via, evaporato come la nuvoletta dell’umidificatore che mettevo nella cameretta dei bimbi quando erano piccoli e temevo l’aria secca della notte. Eppure di tutto questo tempo evaporato mi resta moltissimo: ho imparato a metter via i ricordi che non sono utili, a far crescere campi di papaveri nello spazio rimasto libero e a concentrarmi sul presente. Il futuro nemmeno so cosa sia, se si eccettua la programmazione come ovvia componente essenziale del mio mestiere, e per la prima volta in vita mia non lo voglio sapere.
E poi, salutando i miei colleghi in questo bellissimo venerdì pomeriggio di pioggia, ho realizzato anche che a novembre dell’anno scorso eravamo solo in sei radiologi a smazzarci tutto il lavoro. Nessuno ha battuto ciglio, questo già lo sapete: ci siamo rimboccati le maniche e ci abbiamo dato dentro. Come dicono gli inglesi, parlando di calcio: palla lunga e pedalare. Oggi pomeriggio (venerdì pomeriggio!), invece, eravamo in cinque in Tac a discutere un’urgenza. Poi fuori, alle macchinette del caffè, altri due a concedersi una breve pausa. Siamo diventati tanti, insomma, a dicembre saremo in quindici e la maggioranza dei miei colleghi è così straordinariamente giovane. Non vi dico le risate.
Ogni tanto qualcuno mi chiede: ma non è che esagero? No, ragazzi, qui non esagera nessuno. Io voglio un reparto dove, se possibile ghignandocela, riusciremo a diventare sempre più bravi. Troppo ambizioso? Non lo so e francamente non mi interessa. Come vi ho già detto, io riesco a vedere solo quello c’è oggi. Di ieri e di domani me ne frega ben poco.