Perché aspettiamo il giorno che deve venire, mentre i nostri cuori stanno bruciando

di | 11 Maggio 2021

Li vedo arrivare dalla sala d’attesa, sottobraccio.

Lei è minuta, piegata in due dall’artrosi, e si aiuta con un bastone nel cammino perché zoppica. Lui è altrettanto minuto: ma si vede che nel suo caso è l’età che gli ha accorciato le ossa e contorto le articolazioni.
Quando entrano nella sala ecografica lui la accompagna fino al lettino, la fa stendere con cautela, l’aiuta a sollevare le gambe. Lei dice: Posso tenere le scarpe? Certo, signora, certo che può tenerle.

Poi mi raccontano la loro vita, una frase per ciascuno, come se stessero leggendo insieme lo stesso libro. Raccontano di essere stati per anni artisti circensi: lei era l’equilibrista che stava sulla cima alla piramide umana in precario equilibrio sui cavalli in corsa, e così minuta non faccio fatica a credere che fosse la persona giusta per quel mestiere, lui invece era il giocoliere. Serate di successo in giro per l’Europa, soprattutto a Parigi. Figli a loro volta artisti del circo, nipoti sparsi in giro per il mondo che, nei modi permessi dall’implacabile modernità che sta cambiando il mondo, seguono le tracce dei nonni.

Lei è rimasta a casa a crescere i figli per un bel po’ di tempo, mi dice lui. Adesso sono io che devo occuparmi di lei. Lei sorride imbarazzata, forse ricordando con nostalgia quei tempi di gloria e i figli piccoli, e gli stringe la mano. Dice: I nostri figli, adesso, sono loro a occuparsi di noi.

A fine ecografia, per fortuna, mi sembra tutto a posto. Glielo dico e tutti e due, ancora all’unisono, mi sorridono come ragazzini. Lui l’aiuta a prepararsi, le fa indossare il soprabito, le porge il bastone e accoglie il suo braccio. Un secondo prima di uscire lui si gira e mi dice: Dottore, grazie per averci detto che mia moglie sta bene. Perché, sa, io e questa donna siamo legati per la vita.

Io sorrido a mia volta, pensando che questo mestiere è ancora capace di sorprendermi, di cogliermi a tradimento con botte di commozione che mi terranno sveglio la notte. Poi, mentre sono già in corridoio, sento lei che dice al marito: Siamo stati fortunati, che bravo dottore abbiamo trovato.

A quel punto, ormai, la botta di commozione è diventato l’urto di un tir a rimorchio: ma questo è inutile che io ve lo dica.


La canzone della clip è Lay on it, cantata da Jerôme Rebotiér, tratta dalla colonna sonora del film francese “Le meilleur reste à venir” (2019).

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