Piccola nonnina, mandata in radiologia.
Sei avvolta in un lenzuolo, forse peserai trenta chili. Hai compiuto cento anni un mese fa.
Dal lenzuolo sporgono le tue calze rosa e i tuoi occhi sono dolci, anche se assenti.
Eppure parlano. Sembrano chiedermi: Cosa stai facendo? Ti devo bloccare, con tutta la delicatezza possibile.
I colleghi di reparto ti hanno inviato per “peggioramento dello stato cognitivo”.
I tuoi familiari minacciano denunce, forse per tenerti più a lungo possibile in ospedale e farsi le vacanze.
I miei colleghi hanno ceduto. In fondo che ti costa fare una TC?
I tuoi occhi mi ricordano quelli di mia madre morente. Tu sei mia madre.
E vorrei quasi abbracciarti, garantirti che non ti farò del male. Nemmeno del bene. Non ti farò niente. Sei solo imprigionata in un meccanismo assurdo che ci considera meri esecutori di “accertamenti” privi di significato.
Sei assente, non parli, non mangi, non ascolti.
Un piccolo fardello morente.
Eppure sei avvolta in un lenzuolo come quando sei nata, nel 1915, e forse anche allora ti hanno messo le scarpine di calza rosa. Iniziava la Grande Guerra. Poi ne hai vissuta un’altra. E ora io faccio un esame su di te, di “alta tecnologia”, per dirti quello che già sai. La vita finisce.
Ma non finisce la stupidità umana, quella che continua a far morire bambini nei mari. Quella che considera la tua vita come un oggetto da esaminare con i raggi x e non una meravigliosa avventura che si conclude.
Come mia madre sai che sta finendo. Lo dice il tuo sguardo. Mia madre mi disse: Fammi morire a casa. E a casa è morta, con i figli vicino.
Tu forse, nonnina, morirai in un letto di ospedale. Ossigeno, flebo di ogni tipo.
Non so di cosa soffri, a parte una supposta demenza. Vedo dalla TC che ti hanno già operato per ematoma sottodurale. Quando? Non lo so.
Ora non hai nulla.
Nulla che possa dirti io. E se anche non dico nulla, sappi, nonnina, madre, che sono con te, che difficilmente dimenticherò la tua figura su un lettino TC.
E io a fare finta di donarti qualcosa che nessuna TC potrà mai donarti.
(Antonio)