Stasera ho la stessa sensazione di nausea che provo quando su Rai 1, in prima serata, danno per la centomiliardesima volta Pretty Woman. E’ la nausea strisciante di chi è costretto a rivedere un film di cui conosci a memoria ogni passaggio, ogni dialogo, ogni inquadratura; anche se non lo hai mai visto per intero, perché certi veleni li assumi per osmosi e non solo facendoteli in vena.
Piazza romana, corteo pacifico, esterno giorno. Persone comuni che passeggiano, nonni, bambini. Giocolieri, mangiatori di fuoco, percussionisti di congas. Il cielo azzurro, il sole tiepido. Gli slogan un po’ ingenui ritmati nell’aria frizzante del pomeriggio. I passanti che si fermano a guardare, incuriositi, e a qualcuno scappa anche un sorriso di solidarietà.
E poi, in perfetto stile hollywoodiano e con eccellente tempismo, arrivano i cattivi. Hanno il volto coperto, i bastoni in mano, scagliano pietre e molotov contro le forze dell’ordine in difficoltà. Vetrine spaccate. Bancomat divelti. Auto in fiamme. Cittadini terrorizzati, strade deserte. La piazza romana, che doveva essere piena di gente in festa, è vuota come la sala d’attesa del mio pronto soccorso alle cinque di mattina.
Alla fine, nello special serale del tiggì, passano a ripetizione le immagini degli scontri, della devastazione cittadina, dei camioncini che spruzzano acqua sui manifestanti, dei fumi venefici che ammorbano l’aria. E l’uomo della strada, davanti alla televisione, stanco per il lavoro di merda che gli ha spaccato la schiena per tutto il giorno in cambio di uno stipendio da fame, maledice tutti, manifestanti buoni e manifestanti cattivi, perché alla fine ciò che conta è il terrore che lo invade a pensare che la vetrina spaccata potrebbe essere quella del suo negozio, e sua l’automobile bruciata, e suo il figlio pestato a sangue dalla polizia.
E io che intanto sto lavorando di notte, Pretty Woman l’ho già visto abbastanza volte, grazie, e ne ho due palle così di essere preso per i fondelli.