Radiologi e Templari

di | 23 Gennaio 2007

Leggevo proprio stasera l’opuscolo con cui il SNR (Sindacato Nazionale Area Radiologica) cerca nuovi iscritti. Mi hanno colpito molto le frasi lapidarie con cui è stata descritta la condizione attuale dei radiologi: trovo che sia una schematizzazione molto efficace per chi voglia capire chi siamo e che problemi quotidiani animano le nostre giornate.
Cito di seguito alcune delle righe di presentazione del SNR:

“Perchè solo tu sei responsabile delle radiazioni somministrate per scopi medici alla popolazione.
Perchè ti chiedono di produrre di più ma non fanno nulla per ridurre la domanda.
Perchè sei l’unico ad aver rinnovato tutte le tue conoscenze negli ultimi dieci anni.
Perchè essere servizio vuol dire essere indispensabile e non di secondo piano.
Perchè quello che scrivi rimane per sempre e non finisce in chiacchiere.
Perchè gli altri non conoscono i nostri problemi.
Per contare nella tua azienda”.

Tutto questo mi riporta a un libro (storico) sui Templari che ho letto qualche tempo fa. Nel libro c’era un capitolo dedicato alla regola dei frati combattenti: alla stesura originale furono aggiunte nei decenni tutta una serie di commi successivi, e l’autore faceva notare come dai divieti imposti fosse possibile estrapolare le abitudini del Templare-tipo (se il comma vieta di bestemmiare, possiamo desumerne che dalla bocca del Templare non uscissero solo parole pie).
Se è valido questo ragionamento, si fa presto a comprendere come si sente oggi un radiologo.
Sapendo di essere una figura centrale della sanità italiana, e sentendosi invece una elemento di secondo piano rispetto ad altre categorie di specialisti (alcuni dei quali hanno abdicato alla clinica, e per la diagnosi si appoggiano proprio al Radiologo, così come al Laboratorista).
Sapendo, in un’epoca in cui tanto si batte sulla necessità di aggiornamento dei medici, di essere fra i pochi specialisti aggiornati perchè la tecnologia in questo lavoro va così veloce da non lasciare altra scelta.
Sapendo che del proprio lavoro restano tracce tangibili (immagini radiologiche, referti), nel bene (diagnosi azzeccata) e nel male (diagnosi sbagliata o presunta tale, e denuncia da parte del paziente).
Sapendo che chi ti amministra, a tutti i livelli, batte solo sull’incremento della mole lavorativa e non sulla qualità del tuo lavoro (che devi difendere con le unghie e con i denti, sottraendo tempo alla tua vita privata).
Sapendo che in un’azienda ospedaliera contano tutti, ma il Radiologo resta di retroguardia (e pensare che un reparto di radiologia fermo inchioda a terra, in due giorni, tutto un nosocomio).
E allora forse adesso è chiaro: se qualcuno sceglie proprio questo mestiere, lo fa per passione. Se il Radiologo avesse preferito la ribalta del palcoscenico, beh, forse si sarebbe regolato in altra maniera.

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