Quando Ottavio Davini mi ha contattato, via mail, confesso che non lo avevo mai sentito nominare. Eppure Ottavio, che è prima di tutto un radiologo, era stato primario di un importante reparto radiologico di urgenza, quello delle Molinette di Torino; e poi aveva compiuto il salto del fosso, piuttosto inedito per un radiologo, accettando l’incarico di direttore sanitario nello stesso ospedale (durata: cinque anni). Inedito, dico, perché non conosco molti radiologi disposti a passare nel campo amministrativo. Per quanto dal di fuori possa la Radiologia possa sembrare un mestiere noioso e sedentario, la nostra attività lavorativa si svolge, con poche soste e parecchie scarpinate ospedaliere, per tutto il tempo che si sta in reparto. Noi radiologi siamo abituati a risolvere i problemi in tempo reale: che è poi il motivo per cui le strategie complesse sulla lunga distanza, salvo casi illuminati come quello di Ottavio, in genere ci interessano poco.
Ottavio mi ha scritto dicendomi che aveva appena pubblicato un libro di economia sanitaria e che parecchi degli argomenti trattati avevano attinenza con quelli di cui abitualmente vi parlo nel mio blog. Ho comprato subito il suo libro e, sono sincero, è stata una delle migliori spese letterarie degli ultimi anni. Perché, vedete, Ottavio non è solo un medico radiologo che ha fatto una esperienza da direttore sanitario e poi ci ha scritto su un libro. Ottavio è, soprattutto, in modo sorprendente, un uomo di cultura. Il suo libro trabocca di citazioni letterarie, storiche, filosofiche. Gli argomenti di cui tratta sono filtrati alla luce di una cultura umanistica non comune, che pone il suo libro su un altro livello di qualità rispetto ad analoghi testi pubblicati negli ultimi anni in Italia. Cosa che, lo confesso candidamente, mi ha messo in parecchia difficoltà al momento di scriverne: ogni volta che mi cimentavo nella stesura della recensione mi sembrava di non essere stato abbastanza incisivo.
Quindi non vi farò grosse anticipazioni, anche perché toglierei a chi volesse comprarlo il gusto della lettura, ma ci sono un paio argomenti (trattati nella prima parte) che possono rendere l’idea di quanto succoso sia il suo contenuto. Ottavio affronta subito il problema della spesa sanitaria in relazione a due parametri fondamentali: i vantaggi sulla durata e qualità di vita rispetto a quanti soldi vengono effettivamente spesi. Così facendo mette a paragone la parte ricca e quella povera del mondo, rendendo palese una delle ingiustizie sociali più terribili di questo pianeta: per linee chemioterapiche avanzate noi occidentali siamo disposti a spendere milioni di euro, magari solo per allungare la vita di un uomo di quindici, venti giorni; e dall’altra parte del mondo basterebbe un po’ di penicillina, a costi irrisori, per ottenere risultati ben più importanti dal punto di vista della sopravvivenza e della qualità di vita. Insomma, Ottavio parte dal dato economico nudo e crudo e imbastisce un discorso metà filosofico e metà etico che ci mette di fronte alle nostre responsabilità: da una parte la distribuzione iniqua delle risorse, che è tale perché siamo noi stessi a volerlo, dall’altra l’ossessione della salute e in qualche caso dell’immortalità, con i risultati poco onorevoli che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi.
Il libro di Ottavio Davini parla dell’Uomo e, soprattutto, parla agli uomini; a tutti, non solo quelli che fanno il mio mestiere. Mi piacerebbe che fosse studiato nelle scuole e durante il ciclo di studi universitari di un medico, ma temo che il mio desiderio non sia realizzabile. E allora non posso che consigliarvi di comprarlo (in versione e-book costa davvero poco), leggerlo e rileggerlo e poi pensarci un po’ su. E magari, alla fine, di farmi e fargli sapere cosa ne pensate anche voi.
Buona lettura.