Relazioni tra il Negazionista e la teoria della psicologia delle masse di Freud (parte 1)

Cari Negazionisti di ogni genere e grado, lo vedete il fenomeno nella foto? Quello con il cartello che porta vergata la frase, ricolma di buoni sentimenti, “tamponatevi il culo”? Bene, forse avete avuto la ventura di incontrarlo in piazza o forse no, poco importa. Quello di cui vi siete accorti, e che peraltro vi aspettavate, e che appuntate sul petto come una medaglia al valore, è l’attacco diretto che vi è stato indirizzato sui social: imbecilli, cretini, irresponsabili, autocertificatevi o almeno tatuatevi sulla fronte che se vi ammalate di CoVid non volete essere curati, eccetera. Tutto normale, da una parte e dall’altra. Come dite? Non vi torna quel mio “da una parte e dall’altra”? Se avete un po’ di tempo e pazienza vi spiego: il problema, come sempre, è il metodo con cui, tutti, negazionisti e non, approcciamo il problema.

Nel celeberrimo articolo “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, pubblicato da Sigmund Freud nel 1921, si parla proprio di questo. In quell’articolo il nostro Sigmund, in realtà, chiosa alcuni estratti del libro “Psicologia delle folle” di Gustave Le Bon, il geniale antropologo francese che per primo si dedicò a studi sistematici del problema, ma ai fini pratici della discussione chi fu il primo dei due a teorizzare sull’argomento non ci interessa. Ci interessa piuttosto il concetto, per l’epoca rivoluzionario, di “massa psicologica”. Nella massa (psicologica), dice Le Bon, l’individuo perde la sua specificità e lascia affiorare la base inconscia comune a tutti gli animali di razza umana. In questo modo gli individui del gruppo, in un certo senso, acquisiscono un carattere “medio”, omogeneo, nel quale non soltanto vanno perdute le peculiarità personali ma trovano anche posto caratteristiche nuove, non possedute in precedenza dai singoli. In pratica da negazionisti, invece che distinguervi dalla massa che vi ripugna, finite per annullarvi dentro una massa analoga, che invece ripugna gli altri, gli antagonisti. Le caratteristiche nuove di cui parla Freud nel suo saggio dipendono sostanzialmente da tre fattori.

  1. Fattore numero uno. Lo spiego citando Le Bon, che dice: “La prima causa è che l’individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile”. E poi: “Ciò gli permette di cedere a istinti che, se fosse rimasto solo, avrebbe necessariamente tenuto a freno”. Avete capito? All’interno della rassicurante massa psicologica, che vi accoglie come una mamma, perde progressivamente potere quel senso di responsabilità che in condizioni normali vi impedisce di spaccare la vetrina di una banca anche se odiate a morte banchieri e nuovo ordine mondiale. Si tratta delle stesse circostanze e degli stessi meccanismi psicologici per cui, a un certo punto, da un corteo pacifico si stacca un gruppetto di scalmanati che comincia a mettere a ferro e fuoco la strada, terrorizzando tutti, manifestanti e passanti. Nessuno di loro, preso singolarmente, ne avrebbe mai il coraggio: avrebbe troppa paura della condanna morale del prossimo, di multe e di finire in galera. D’altronde, queste sono le regole del vivere sociale. O no?
  2. Fattore numero due. Nella massa (psicologica) gioca un ruolo fondamentale il contagio mentale (parlare di contagio, in questa circostanza, ne converrete anche voi, è quantomeno curioso). Gli atti del gruppo sono contagiosi nel senso che il singolo componente è portato a emularli, anche se ciò comporta il sacrificio del proprio interesse personale. Pure questo trova corrispondenza nei fatti presenti: protestando contro mascherine e distanziamento sociale, e manifestando accalcato in una piazza iperaffollata e sicuramente stracolma di fiati virali, ognuno di voi manifestanti si è letteralmente candidato a due o tre mesi potenziali di terapia intensiva dai quali non è certo che uscirà vivo; senza contare tutti gli altri incolpevoli disgraziati che in piazza non c’erano, ma standovi accanto verranno infettati e rischieranno a loro volta un piacevole soggiorno con il tubo in gola. Eppure non c’è nulla da fare, a nulla valgono per dissuadervi non solo le evidenze scientifiche della pericolosità del vostro atteggiamento anti-sociale, perché di norma in sit-in di protesta come il vostro sono proprio le presunte evidenze scientifiche a essere contestate (sebbene a contestarle siano in grande prevalenza capre prive di istruzione), ma nemmeno la memoria del recente e doloroso passato.
  3. L’ultimo elemento che caratterizza la massa psicologica è la suggestionabilità. Siccome i singoli elementi del gruppo, per effetto del contagio psichico, hanno abdicato a quella che Freud chiama “personalità cosciente” e fatto emergere in modo incontrollato il lato pulsionale, ubbidiscono ai suggerimenti evocati dall’evento, dall’idea o dall’individuo che ha creato la massa psichica, o più spesso da tutti e tre questi fattori insieme, e finiscono per compiere azioni contrarie al loro temperamento e alle loro abitudini. Avete capito bene? Lo ripeto: “azioni contrarie al loro temperamento e alle loro abitudini”. Sarebbe a dire, in termini più terra terra, che gli individui suggestionati cominceranno a perpetrare cazzate a randa delle quali in condizioni normali si vergognerebbero. Vi ricorda qualcosa in termini di partecipazione a recenti assembramenti in pubblica piazza del tutto ingiustificati, se non folli? Ma dice ancore Le Bon: “…la suggestione, essendo identica per tutti gli individui, aumenta enormemente poiché viene reciprocamente esercitata”. Per capirci: ognuno degli individui che compongono la massa, dopo essersi rincoglionito, a sua volta contribuisce attivamente al rincoglionimento degli altri, rinforzando esponenzialmente le istanze squilibrate della massa stessa. Non vi offendete: stiamo parlando dei capisaldi della psicanalisi. Niente di personale.

Ma Le Bon, sempre chiosato dal buon Sigmund, va oltre e dice, chiaramente: quando un individuo è assorbito dalla massa le sue capacità intellettuali si riducono. Anche su questo punto, cari i miei negazionisti, dovreste riflettere; sebbene vi dia atto che lo stesso ragionamento può valere, al contrario, anche per i non negazionisti (che sempre massa sono, sebbene con altre percezioni della situazione: le reazioni della massa sono le stesse, che abbiate ragione o che abbiate torto). Questa riduzione delle capacità intellettuali ha due gravi conseguenze.

La prima è che, cito sempre Le Bon, “la massa corre subito agli estremi, il sospetto sfiorato si trasforma subito in evidenza inoppugnabile, un’antipatia incipiente in odio feroce”. Sarebbe a dire che gli individui, all’interno di una massa, non sono capaci di alcuna forma di mediazione e tendono inevitabilmente al manicheismo: una cosa o è completamente buona o è completamente cattiva, non esistono vie di mezzo e non è consentito prendere in considerazione le istanze della parte avversa, anche se le istanze dovessero avere una base scientifica solida o essere animate da altrettanto solido buon senso. La conseguenza di ciò è che “chi desidera influenzarla (la massa) non ha bisogno di rendere logiche le proprie argomentazioni, deve dipingere a fosche tinte, esagerare e ripetere sempre la stessa cosa”. Chiaro? In buona sostanza siete alla mercé dei soliti capipopolo, della cui buonafede o della cui preparazione culturale non potete essere certi, che dettano messaggi di forza e brutalità perché sanno bene che quello è il miglior viatico per tenere in pugno le masse. Se siete tra quelli che hanno tentato di bruciare in piazza le mascherine chirurgiche, senza riuscirci perché nemmeno sapete che sono fatte di materiale ignifugo, o la foto del Papa, e l’avete fatto senza ricordare tutte le volte in cui avete visto bruciare in piazza bandiere americane o italiane e siete inorriditi, adesso sapete anche perché l’avete fatto. Non siete stati voi: è colpa della massa (psicologica) che vi ha rincoglionito e fatto regredire all’età della pietra.

La seconda conseguenza è che la massa “non tollera alcun indugio tra il proprio desiderio e il compimento di ciò che desidera”. Vi ricordate il perché? Tornate su e rileggete: perché la massa, in quanto tale, si sente onnipotente e pertanto invincibile. Ecco perché in una massa possono coesistere senza conflitto idee antitetiche, e senza che dalla contraddizione di tali idee scaturisca un conflitto. Questo vi spiega con chiarezza estrema come possa essere possibile che, proprio mentre state mettendo in discussione con violenza inaudita l’operato della sanità pubblica e la buona fede dei medici, se uno di voi si sente male in piazza ci mettete un secondo a chiedere col megafono: c’è un medico in piazza? La vedete adesso la schizofrenia dei vostri atteggiamenti? Non siete malati, per carità: è solo psicologia di massa, elaborata da Le Bon e Freud a inizio del secolo scorso (cacchio, quanto tempo fa) e spiegata facile facile.

Chiudo con l’ultima e più interessante frase di Freud: “Le masse non hanno mai conosciuto la sete della verità. Hanno bisogno di illusioni a cui non possono rinunciare”. Riflettete qualche giorno su queste parole, nel silenzio delle vostre camere da letto. Nella prossima puntata, appena avrò qualche minuto libero, vi parlerò di come siete finiti in un vicolo cieco di questo tipo, e come sia ancora possibile evaderne.