Ritorni

di | 31 Gennaio 2012

Qualche giorno fa è tornato a trovarmi un anziano paziente che da anni, sempre nel mese di novembre e con costanza encomiabile, viene ad arricchire la mia misera libera professione intramoenia. È un signore molto distinto, sempre ben vestito: il viso dai tratti delicati, gli occhi ancora illuminati da uno sguardo di grande intelligenza. Una di quelle persone con cui è piacevole parlare a prescindere dall’argomento: se non fossi il suo radiologo di fiducia gli chiederei di raccontarmi la storia della sua vita e lo starei ad ascoltare incantato, per ore intere.

Fino allo scorso autunno il signore è venuto accompagnato dalla moglie: anche lei era una signora molto a modo, insieme facevano davvero una bella coppia. In un certo senso, potrei affermare che li rivedevo così volentieri perchè ho sempre sperato che il mio futuro, anche quello di coppia, somigliasse al loro.

Quest’ultima volta, però, il signore distinto ha saltato l’appuntamento di novembre. L’ho rivisto pochi giorni fa, con due mesi di ritardo rispetto al solito appuntamento annuale: era in sala d’attesa, e sedeva da solo. Quando è entrato in stanza ecografica non ho avuto il coraggio di chiedergli nulla: per lui parlava in modo mille volte più eloquente lo sguardo desolato con cui osservava i luoghi noti della mia Radiologia. Gli ho fatto l’esame, abbiamo chiacchierato di argomenti risibili come il freddo e la neve che quest’anno tarda ad arrivare sulle nostre montagne, e poi ci siamo salutati. È mancato qualcosa, me ne rendo conto: ma ci siamo capiti lo stesso, io e il mio paziente anziano. Guardandoci negli occhi.

Prima di andar via mi ha detto: Si tenga giovane, dottore, cerchi di non invecchiare.

Io avrei voluto rispondere che l’alternativa all’invecchiamento non mi sembra migliore dell’invecchiare: ma sono stato zitto.

Che certe volte, giuro, è meglio.

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